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Una citta' di nome Alice
Alice.
Cosa vi fa venire in mente? La ragazzina che entra nel Paese delle Meraviglie? La cameriera di Mel? L'offerta ADSL della Telecom?
Per me ora, e per molti australiani normalmente, Alice è una città, che ha preso il nome della moglie del capo telegrafista della linea che di qui passava. Si trova nel centro del continente, ed è il trampolino di lancio per visitare molte meraviglie geologico-naturalistiche dei dintorni, come il monolitico Uluru e le Olgas.
Dopo una giornata intera (!) passata a conversare con Karen, la mia ospite, fonte di curiosità e di informazioni sulla vita comune degli autoctoni, ho cominciato a muovere i primi passi nella calura (è inverno, sì, ma di giorno fa davvero caldo; di note, invece, si son toccati i -2 gradi). A dire il vero, in giro non c'e poi molto da vedere: un quartiere culturale, che raggruppa il museo e la galleria d'arte cittadini, un vecchio aeroporto e un cimitero storico; e ancora un paio di chiese, un vecchio tribunale trasformato in esibizione sulle donne famose in Australia (per qualsiasi motivo: sport, politica, cultura, etc.), una zona pedonale dove le macchine della polizia passano frequentemente per controllare che non ci siano dissidi in corso con o tra gli aborigeni (spesso ubriachi, lesti ad alzare la voce e a lanciarsi - o lanciare ai passanti - epiteti poco graziosi).
Pare che il commercio prevalente sia la vendita di didgeridoo, ogni negozio ne ha qualcuno in mostra anche se vende verdure o giornali; in qualche posto si possono ottenere brevi lezioni gratuite (io ne ho approfittato ieri, ma credo che non ne farò una carriera...), e ci sono anche un paio di show che mixano musaica tradizionale con strumenti più tecnologici (Sound of Starlight, per esempio, anche se i 20 sacchi che ho pagato mi lasciano ancora un pò dubbioso). L'altro è quello dei turisti, che non sono presenti in grande numero ma che saltano allegri da un viaggio organizzato all'altro, apparentemente felici di versare denaro nelle tasche delle miriadi di agenzie presenti sul territorio.
Anche l'offerta di cibo non è particolarmente articolata, e questo spiega forse perché i vari supermercati aperti più di 20 ore al giorno sono sempre molto affollati... I pub, invece, sono numerosi, e la birra scorre a fiumi per i cercatori d'oro disillusi ed i gringos che si credono John Wayne dopo essersi calcati in testa un cappello a tesa larga.
Insomma, un buon trampolino di lancio, ma non molto di più... spero di trovare presto un passaggio per altri lidi.
Cosa vi fa venire in mente? La ragazzina che entra nel Paese delle Meraviglie? La cameriera di Mel? L'offerta ADSL della Telecom?
Per me ora, e per molti australiani normalmente, Alice è una città, che ha preso il nome della moglie del capo telegrafista della linea che di qui passava. Si trova nel centro del continente, ed è il trampolino di lancio per visitare molte meraviglie geologico-naturalistiche dei dintorni, come il monolitico Uluru e le Olgas.
Dopo una giornata intera (!) passata a conversare con Karen, la mia ospite, fonte di curiosità e di informazioni sulla vita comune degli autoctoni, ho cominciato a muovere i primi passi nella calura (è inverno, sì, ma di giorno fa davvero caldo; di note, invece, si son toccati i -2 gradi). A dire il vero, in giro non c'e poi molto da vedere: un quartiere culturale, che raggruppa il museo e la galleria d'arte cittadini, un vecchio aeroporto e un cimitero storico; e ancora un paio di chiese, un vecchio tribunale trasformato in esibizione sulle donne famose in Australia (per qualsiasi motivo: sport, politica, cultura, etc.), una zona pedonale dove le macchine della polizia passano frequentemente per controllare che non ci siano dissidi in corso con o tra gli aborigeni (spesso ubriachi, lesti ad alzare la voce e a lanciarsi - o lanciare ai passanti - epiteti poco graziosi).
Pare che il commercio prevalente sia la vendita di didgeridoo, ogni negozio ne ha qualcuno in mostra anche se vende verdure o giornali; in qualche posto si possono ottenere brevi lezioni gratuite (io ne ho approfittato ieri, ma credo che non ne farò una carriera...), e ci sono anche un paio di show che mixano musaica tradizionale con strumenti più tecnologici (Sound of Starlight, per esempio, anche se i 20 sacchi che ho pagato mi lasciano ancora un pò dubbioso). L'altro è quello dei turisti, che non sono presenti in grande numero ma che saltano allegri da un viaggio organizzato all'altro, apparentemente felici di versare denaro nelle tasche delle miriadi di agenzie presenti sul territorio.
Anche l'offerta di cibo non è particolarmente articolata, e questo spiega forse perché i vari supermercati aperti più di 20 ore al giorno sono sempre molto affollati... I pub, invece, sono numerosi, e la birra scorre a fiumi per i cercatori d'oro disillusi ed i gringos che si credono John Wayne dopo essersi calcati in testa un cappello a tesa larga.
Insomma, un buon trampolino di lancio, ma non molto di più... spero di trovare presto un passaggio per altri lidi.
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inserito il 01/08/2004
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