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Parchi nazionali a perdita di coccodrillo (2 p.)
(... continua)
Nella notte, ad un'ora che dire antelucana è eufemistico, un coyote decide di ululare a due passi dalle nostre tende... non è terrificante, ma mi piacerebbe bastonarlo per avermi svegliato! La colazione ci ridona un pò di calore (Ralf decide di cucinare del caldo "porridge"), e questo permette a lui e a me di fare una camminatina di un'ora e mezza in una zona semidesertica lungo rocce stratiformi abitate da api sapienti (che spargono cera e insetticida all'imboccatura delle loro tane per bloccare l'ingresso di formiche invasore). Con una sosta a Jabiru, per fare alcuni acquisti al supermercato e rifornire di un pò di benzina la macchinona, raggiungiamo Nourlangie Rock dove, inerpicandoci tra miriadi di rocce, possiamo osservare altre pitture murali. Pranzo sulla riva di un laghetto, e poi altre arti rupestri (illustrate dai dolci occhi e dalla soave voce di una guida che non ci dispiacerebbe portare in giro con noi per il NT). Il tramonto visto da un punto d'osservazione speciale in cima alle rocce è spettacolare, sulla pianura sottostante; una corsa notturna di 50 chilometri ci porta al campeggio di Mardugal, dove ci godiamo docce calde e un pò di musica (ma non troppa, per non disturbare i vicini).
Il lunedì ci alziamo prima dell'alba, facciamo qualche chilometro e saliamo sulla barca che abbiamo prenotato insieme ad altre decine di persone; per due ore, il nostro capitano/guida ci porta lungo i meandri delle Yellow Waters, mostrandoci da vicino la fauna locale, inclusi dei temibili coccodrilloni d'acqua salata... quando uno di essi, spazientito, si volta e si tuffa in direzione della barca, siamo tutti contenti delle barriere metalliche che ci separano dal rettile (almeno 4 metri di lunghezza, tutto scaglie e denti). Il contrasto con i gigli rossi e bianchi che crescono lungo le rive e con le decine di nidi popolati di uccelli grandi e piccoli è davvero... contrastante! Torniamo al campo, facciamo colazione e poi partiamo per le Twin Falls, dove a bordo di un'altra barchetta (gratuita, questa) raggiungiamo la base delle cascate (e ci guardiamo bene dal tuffarci nelle loro acque invitanti come una trappola mortale); più salutare la camminata che ci porta sulla cima del plateau da cui scivola il torrente che alimenta le cascate, e dove i crocco di certo non giungono. Lungo il ritorno, raccogliamo un pò di legna, che usiamo al campeggio per cucinarci un pò di cena, prima di andare a vedere delle diapositive sugli incendi preventivi che vengono accesi nel parco (hei, che sorpresa, c'è la nostra guida preferita!) ed a gustare un pò di pane preparato dal ranger locale.
La mattina del martedì, sempre lei (^-^) con una collega aborigena ci porta per un'oretta in giro per il campeggio mostrandoci come, dalle piante che ci circondano, gli aborigeni sanno ricavare cibo e acqua. Torniamo poi lungo la strada del giorno precedente, per visitare le Jim Jim Falls: camminata di due ore per raggiungere la vetta, dove una serie di pozze di acqua fredda ci concedono un pò di relax al sole; al confronto, la vista che si gode dalla base della cascata è davvero deludente, ma già sapevamo che non essendo la stagione delle piogge l'acqua sarebbe stata poca. Altra doccia al campeggio, e poi volata fino alla Barramundi Gorge, dove sostiamo in un'area di campeggio gratuito.
La breve camminata che ci godiamo la mattina del 21 è forse la migliore, fino ad ora: corta quanto basta, e come meta finale delle fantastiche pozze rocciose in cui ci tuffiamo ripetutamente (Robin ed io: Ralf è troppo freddoloso, e preferisce leggere il suo libro sulle azione della CIA in SudAmerica... contento lui...). È un bel modo di salutare il parco di Kakadu, e la nostra macchina riparte verso sud. La prima meta è Pine Creek, villaggio di forse 200 persone dove la vecchia stazione ferroviaria restaurata ed una serie di apparecchiature utilizzate nelle miniere sono l'unico punto di interesse (ed il folklore è dato dal custode della stazione, già leggermente alticcio alle 2 del pomeriggio). Da lì, raggiungiamo Katherine, città più grossa e popolosa, dove ci fermiamo al Didj (che sta per Didgeridoo, quei lunghi strumenti musicali ottenuti da rami di alberi scavati dalle termiti) Backpackers per la notte (il posto è carino, anche se un pò troppo rumoroso, e fa un freddo canino - 4 gradi sopra lo zero!) e diamo un'occhiata in giro...
Nella notte, ad un'ora che dire antelucana è eufemistico, un coyote decide di ululare a due passi dalle nostre tende... non è terrificante, ma mi piacerebbe bastonarlo per avermi svegliato! La colazione ci ridona un pò di calore (Ralf decide di cucinare del caldo "porridge"), e questo permette a lui e a me di fare una camminatina di un'ora e mezza in una zona semidesertica lungo rocce stratiformi abitate da api sapienti (che spargono cera e insetticida all'imboccatura delle loro tane per bloccare l'ingresso di formiche invasore). Con una sosta a Jabiru, per fare alcuni acquisti al supermercato e rifornire di un pò di benzina la macchinona, raggiungiamo Nourlangie Rock dove, inerpicandoci tra miriadi di rocce, possiamo osservare altre pitture murali. Pranzo sulla riva di un laghetto, e poi altre arti rupestri (illustrate dai dolci occhi e dalla soave voce di una guida che non ci dispiacerebbe portare in giro con noi per il NT). Il tramonto visto da un punto d'osservazione speciale in cima alle rocce è spettacolare, sulla pianura sottostante; una corsa notturna di 50 chilometri ci porta al campeggio di Mardugal, dove ci godiamo docce calde e un pò di musica (ma non troppa, per non disturbare i vicini).
Il lunedì ci alziamo prima dell'alba, facciamo qualche chilometro e saliamo sulla barca che abbiamo prenotato insieme ad altre decine di persone; per due ore, il nostro capitano/guida ci porta lungo i meandri delle Yellow Waters, mostrandoci da vicino la fauna locale, inclusi dei temibili coccodrilloni d'acqua salata... quando uno di essi, spazientito, si volta e si tuffa in direzione della barca, siamo tutti contenti delle barriere metalliche che ci separano dal rettile (almeno 4 metri di lunghezza, tutto scaglie e denti). Il contrasto con i gigli rossi e bianchi che crescono lungo le rive e con le decine di nidi popolati di uccelli grandi e piccoli è davvero... contrastante! Torniamo al campo, facciamo colazione e poi partiamo per le Twin Falls, dove a bordo di un'altra barchetta (gratuita, questa) raggiungiamo la base delle cascate (e ci guardiamo bene dal tuffarci nelle loro acque invitanti come una trappola mortale); più salutare la camminata che ci porta sulla cima del plateau da cui scivola il torrente che alimenta le cascate, e dove i crocco di certo non giungono. Lungo il ritorno, raccogliamo un pò di legna, che usiamo al campeggio per cucinarci un pò di cena, prima di andare a vedere delle diapositive sugli incendi preventivi che vengono accesi nel parco (hei, che sorpresa, c'è la nostra guida preferita!) ed a gustare un pò di pane preparato dal ranger locale.
La mattina del martedì, sempre lei (^-^) con una collega aborigena ci porta per un'oretta in giro per il campeggio mostrandoci come, dalle piante che ci circondano, gli aborigeni sanno ricavare cibo e acqua. Torniamo poi lungo la strada del giorno precedente, per visitare le Jim Jim Falls: camminata di due ore per raggiungere la vetta, dove una serie di pozze di acqua fredda ci concedono un pò di relax al sole; al confronto, la vista che si gode dalla base della cascata è davvero deludente, ma già sapevamo che non essendo la stagione delle piogge l'acqua sarebbe stata poca. Altra doccia al campeggio, e poi volata fino alla Barramundi Gorge, dove sostiamo in un'area di campeggio gratuito.
La breve camminata che ci godiamo la mattina del 21 è forse la migliore, fino ad ora: corta quanto basta, e come meta finale delle fantastiche pozze rocciose in cui ci tuffiamo ripetutamente (Robin ed io: Ralf è troppo freddoloso, e preferisce leggere il suo libro sulle azione della CIA in SudAmerica... contento lui...). È un bel modo di salutare il parco di Kakadu, e la nostra macchina riparte verso sud. La prima meta è Pine Creek, villaggio di forse 200 persone dove la vecchia stazione ferroviaria restaurata ed una serie di apparecchiature utilizzate nelle miniere sono l'unico punto di interesse (ed il folklore è dato dal custode della stazione, già leggermente alticcio alle 2 del pomeriggio). Da lì, raggiungiamo Katherine, città più grossa e popolosa, dove ci fermiamo al Didj (che sta per Didgeridoo, quei lunghi strumenti musicali ottenuti da rami di alberi scavati dalle termiti) Backpackers per la notte (il posto è carino, anche se un pò troppo rumoroso, e fa un freddo canino - 4 gradi sopra lo zero!) e diamo un'occhiata in giro...
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Commenti
Il giorno 28/07/2004, Massielena ha scritto...
Forse il coyote ti voleva invitare ad uscire per vedere le stelle....... a parte gli scherzi, hai avuto l'occasione di dare un'occhiaa al cielo stellato durante le notti al parco?
Suppongo non ci fossero molte luci a disturbare la vista come qui da noi (salvo eventuali blackout) e quindi la visione dello stupendo cielo australe dovrebbe essere stata emozionante.
E magari con una cartina delle cosellazioni ci si poteva divertire ancora di più.
Suppongo non ci fossero molte luci a disturbare la vista come qui da noi (salvo eventuali blackout) e quindi la visione dello stupendo cielo australe dovrebbe essere stata emozionante.
E magari con una cartina delle cosellazioni ci si poteva divertire ancora di più.
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inserito il 22/07/2004
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