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Chilometri vagamente inutili
La mattina del 3 ci imbarchiamo sul traghetto "quasi-giornaliero" per Sumbawa. Il fatto che parta con solo mezz'ora di ritardo ci mette di buonumore, ma le otto ore sonnolente che vi passiamo sopra ci stancano abbastanza (e senza dover fare niente!). All'arrivo, saltiamo sul tetto di un bus stracarico, e cercando di non farci ammazzare dai rami degli alberi raggiungiamo Bima allietati da begli scorci sulla campagna ed i monti circostanti.
Purtroppo, qui devo registrare una perdita: la mia utile giacca a vento, dono di qualche campagna benzinaria, rimane dimenticata sul tetto; dovrò trovarne un'altra, prima o poi (sigh!).
A Bima, in quattro saliamo su un bus per Sumbawa Besar, dopo una rapida e frugale (il pollo arrosto è più "osso arrosto" che altro) cena. Vi arriviamo a mezzanotte e mezza, ma senza problemi troviamo un buon hotel ed io divido la camera con l'australiano.
Il giorno dopo, dopo due colazioni (quella dell'albergo non era abbondante), visitiamo l'urbe, la cui unica attrattiva è l'ex palazzo del sultano, una costruzione di legno e lamiera con una interessante esposizione di manufatti all'interno. Prendiamo poi una "bemo" per raggiungere una spiaggia vicina, dove ci rilassiamo in acqua per un paio d'ore. Tornando in città, ci accordiamo con un guidatore che, per una cifra leggermente arrotondata, ci porta a velocità incredibile fino al porto occidentale dell'isola, dove prendiamo un altro traghetto per Labuan Lombok. Il traghetto in sè è veloce, ma il fatto che ce ne siano altri due in attesa di scaricare e caricare ci fa attendere un'ora e mezza nella rada. Finalmente scesi a terra, incontriamo il locale "cartello" di taxi: non essendoci alternative pubbliche a quest'ora (il bus, che costa 20000 rupie, è già partito), si sono accordati per due modiche (!) centinaia di migliaia di talleri... rifiutiamo, e provando e riprovando veniamo avvicinati da un autista indipendente che, facendoci promettere il silenzio, ci offre di dimezzare la cifra. Accettiamo, ed in meno di un'ora e mezza siamo a Mataram. Qui prendiamo alloggio dove i tedeschi erano stati all'andata, e andiamo a mangiare ad un vicino ristorantino (io e Claudia, la teutonica, acquistiamo extra un enorme "martabak" dolce al formaggio, dato che il ristorante è specializzato in pesce - che noi non gradiamo).
Il cinque visitiamo Mataram, cercando invano un posto in cui si possano riversare le foto digitali su cd, usando lente connessioni ad internet e facendo un pò di utile shopping; io riesco pure a trovare un laboratorio specializzato dove, in meno di due ore e per poco più di 10 euri, riescono a ripulirmi le lenti della fotocamera su cui del sale truffaldino si era soffermato durante la mia visita a Riung... grande! Vorrei fargli un monumento, ma mi limito ad una foto. Partiamo dopo pranzo con un altro autista trovatomi dal mio motociclista del mattino, e raggiungiamo la costa nordovest davanti alle tre isole Gili. Scegliamo Gili Air (non troppo isolata, non troppo turistica), aspettiamo il primo barcozzo economico e ci imbarchiamo. Trovare alloggio è facile (ci sono 30 turisti sull'isola), e girarla ancor di più (circa 3 km di circumnavigazione su sentieri sabbiosi); la cena ce la concediamo in un "costoso" ristorante, dove io approfitto dell'offerta della settimana e mi mangio una pizza primavera ed un calzone misto (abbastanza buoni, anche se la pizza italiana è tutta un'altra cosa, credimm'àmme!).
Complici le due pizze - forse - non dormo bene la notte, ed al mattino mi sveglio verso le 3 e mezza in un silenzio assordante. Giaccio a letto senza riprendere sonno, e poi mi stufo e vado fuori a vedere l'alba, col panorama del monte Rinjani sullo sfondo. Con calma gli altri ospiti si alzano anche loro, e dopo colazione acchiappiamo al volo altre 4 turiste ed andiamo a fare un'escursione snorkellosa. Vediamo tartarughe, pesci e conchiglie bivalvi di ragguardevoli dimensioni, ed io cerco di immortalare il tutto con la macchinetta subacquea usa e getta acquistata a Mataram.
La vita sull'isola è rilassante ma poco interessante, così passiamo parte del pomeriggio, parte della sera e tutto il giorno 7 a leggere, a chiacchierare e dentro e fuori dall'acqua. Unica eccezione: la visita ad una specie di clinica per tartarughe, fondata da un locale centro sub e finanziata solo con donazioni volontarie (ultimamente, vista la mancanza di turisti, non se la cavano troppo bene, ed hanno smesso di acquistare uova al mercato nero; se qualcuno conosce un'associazione che possa cacciare qualche soldo, me lo faccia sapere che li metto in contatto); ne approfitto per provare l'equipaggiamento che userò nelle immersioni di domani.
Poche donne sull'isola, e quelle carine sono già accoppiate... butta male, per un bel ragazzo single e dall'inconfondibile fascino italiano quale io sono...
Purtroppo, qui devo registrare una perdita: la mia utile giacca a vento, dono di qualche campagna benzinaria, rimane dimenticata sul tetto; dovrò trovarne un'altra, prima o poi (sigh!).
A Bima, in quattro saliamo su un bus per Sumbawa Besar, dopo una rapida e frugale (il pollo arrosto è più "osso arrosto" che altro) cena. Vi arriviamo a mezzanotte e mezza, ma senza problemi troviamo un buon hotel ed io divido la camera con l'australiano.
Il giorno dopo, dopo due colazioni (quella dell'albergo non era abbondante), visitiamo l'urbe, la cui unica attrattiva è l'ex palazzo del sultano, una costruzione di legno e lamiera con una interessante esposizione di manufatti all'interno. Prendiamo poi una "bemo" per raggiungere una spiaggia vicina, dove ci rilassiamo in acqua per un paio d'ore. Tornando in città, ci accordiamo con un guidatore che, per una cifra leggermente arrotondata, ci porta a velocità incredibile fino al porto occidentale dell'isola, dove prendiamo un altro traghetto per Labuan Lombok. Il traghetto in sè è veloce, ma il fatto che ce ne siano altri due in attesa di scaricare e caricare ci fa attendere un'ora e mezza nella rada. Finalmente scesi a terra, incontriamo il locale "cartello" di taxi: non essendoci alternative pubbliche a quest'ora (il bus, che costa 20000 rupie, è già partito), si sono accordati per due modiche (!) centinaia di migliaia di talleri... rifiutiamo, e provando e riprovando veniamo avvicinati da un autista indipendente che, facendoci promettere il silenzio, ci offre di dimezzare la cifra. Accettiamo, ed in meno di un'ora e mezza siamo a Mataram. Qui prendiamo alloggio dove i tedeschi erano stati all'andata, e andiamo a mangiare ad un vicino ristorantino (io e Claudia, la teutonica, acquistiamo extra un enorme "martabak" dolce al formaggio, dato che il ristorante è specializzato in pesce - che noi non gradiamo).
Il cinque visitiamo Mataram, cercando invano un posto in cui si possano riversare le foto digitali su cd, usando lente connessioni ad internet e facendo un pò di utile shopping; io riesco pure a trovare un laboratorio specializzato dove, in meno di due ore e per poco più di 10 euri, riescono a ripulirmi le lenti della fotocamera su cui del sale truffaldino si era soffermato durante la mia visita a Riung... grande! Vorrei fargli un monumento, ma mi limito ad una foto. Partiamo dopo pranzo con un altro autista trovatomi dal mio motociclista del mattino, e raggiungiamo la costa nordovest davanti alle tre isole Gili. Scegliamo Gili Air (non troppo isolata, non troppo turistica), aspettiamo il primo barcozzo economico e ci imbarchiamo. Trovare alloggio è facile (ci sono 30 turisti sull'isola), e girarla ancor di più (circa 3 km di circumnavigazione su sentieri sabbiosi); la cena ce la concediamo in un "costoso" ristorante, dove io approfitto dell'offerta della settimana e mi mangio una pizza primavera ed un calzone misto (abbastanza buoni, anche se la pizza italiana è tutta un'altra cosa, credimm'àmme!).
Complici le due pizze - forse - non dormo bene la notte, ed al mattino mi sveglio verso le 3 e mezza in un silenzio assordante. Giaccio a letto senza riprendere sonno, e poi mi stufo e vado fuori a vedere l'alba, col panorama del monte Rinjani sullo sfondo. Con calma gli altri ospiti si alzano anche loro, e dopo colazione acchiappiamo al volo altre 4 turiste ed andiamo a fare un'escursione snorkellosa. Vediamo tartarughe, pesci e conchiglie bivalvi di ragguardevoli dimensioni, ed io cerco di immortalare il tutto con la macchinetta subacquea usa e getta acquistata a Mataram.
La vita sull'isola è rilassante ma poco interessante, così passiamo parte del pomeriggio, parte della sera e tutto il giorno 7 a leggere, a chiacchierare e dentro e fuori dall'acqua. Unica eccezione: la visita ad una specie di clinica per tartarughe, fondata da un locale centro sub e finanziata solo con donazioni volontarie (ultimamente, vista la mancanza di turisti, non se la cavano troppo bene, ed hanno smesso di acquistare uova al mercato nero; se qualcuno conosce un'associazione che possa cacciare qualche soldo, me lo faccia sapere che li metto in contatto); ne approfitto per provare l'equipaggiamento che userò nelle immersioni di domani.
Poche donne sull'isola, e quelle carine sono già accoppiate... butta male, per un bel ragazzo single e dall'inconfondibile fascino italiano quale io sono...
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inserito il 07/06/2004
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