Mi chiamavano Pablito
Forse perché la sua storia l'aveva fatta durante il Mondiale di calcio dell'82, in Spagna. O forse per distinguerlo dall'omonimo comico, in modo che anche i carabinieri potessero non confondersi.
Paolo Rossi era Pablito per il mondo, e Paolino per i vicentini.
E, per qualche assurda ragione, quando ero più giovane, continuavano a ripetermi che gli assomigliavo; alcuni spingendosi a dire che eravamo due gocce d'acqua.
A parte che due gocce (di collirio) forse avrebbero schiarito la vista a qualcuno, credo che la somiglianza fosse solo nella faccia smunta, fisico magrolino e capigliatura tagliata alla bell'e'meglio. Non, certo, per l'abilità calcistica, praticamente nulla in me e davvero speciale in lui.
Mi è sempre perciò parsa una bizzarra coincidenza che, durante i miei viaggi in Brasile, ogni volta che mi presentavo come italiano le due parole che mi sentivo dire fossero, immancabilmente, "Paolo Rossi": i brasiliani, quei 3 gol di Pablito se li ricordavano ancora. Al tempo, molti avevano pianto, qualcuno si dice si fosse addirittura suicidato: come poteva, la giovine Italia, sconfiggere l'armata sudamericana?! Eppure, era accaduto; e da quel momento, quella partita era diventata uno dei 5 più tragici avvenimenti della storia brasiliana (un altro, sempre legato all'Italia: la morte di Ayrton Senna).
Me la ricordo, l'estate dell'82: dai nonni, al lago, a vedere le partite di calcio, e quando l'Italia vinse la coppa mio nonno mi portò in riva al lago, a vedere i festeggiamenti, a vedere la straripante gioia con cui l'Italia tutta, dal suo Presidente al più umile plebeo, celebrava quel successo; e il riflesso dei fuochi artificiali di allora mi ritorna in mente ora, mentre salutiamo Paolo "Pablito" Rossi.
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Commenti
Poi il 1982..........una grande storia.
Persino Bruno Conti disse che per uno come lui era un piacere giocare con Paolo perchè quando crossava in mezzo all'area sapeva che lui era lì ad aspettare la palla.
In poco tempo se ne sono andati l'alfa e l'omega del calcio: Diego Armando Maradona, con il suo grandissimo talento che solo quello bastava per vincere, ma anche con i suoi paradossi, la droga, la sregolatezza figlie di una gioventù difficile e di cattive compagnie; e poi Paolo Rossi, l'uomo di tutti i giorni capace di essere un vero campione grazie al suo vero grande talento, ovvero la sua intelligenza tattica, il saper mettere a frutto ciò che gli è stato donato (dal suo DNA o da Dio o da tutti e due) e dimostrarci che tutti ce la possiamo fare, magari non a diventare grandi campioni, solo uno su mille ce la fa, ma a far fruttare al massimo quanto il proprio essere è capace di dare e fare.
Grazie mille Paolo Rossi, questo ho imparato da te e sono stato fortunato perchè mi è davvero capitato con impegno e fatica di trovarmi nel posto giusto al momento giusto e credo che per te come per me, la sensazione è bellissima.
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inserita il 13/12/2020
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