Cronache della colecisti, episodio 5: e il clisteretto dove lo metto...
Ormai, le giornate si ripetono uguali a sé stesse, scandite dagli appuntamenti fissati dal protocollo ospedaliero: analisi, misurazione temperatura e pressione, pulizia personale e della camera, colazione, visita dei medici, somministrazione farmaci, pranzo, altre misurazioni, altra somministrazione, cena, altre misurazioni, altra somministrazione, sonno. Potete quindi immaginare che qualsiasi cosa cambi l'ordine delle cose, o quantomeno percuota la superficie di quest'acqua calma, è benvenuta.
Siamo in camera, la notte è passata tranquilla, io praticamente non ho più febbre, ed entra una signora chiedendo se qualcuno vuole fare la Comunione. Amilzare subito dice che lui "non frequenta, grazie" (strano quel grazie... che gli abbiano messo qualcosa nelle gocce, stamattina?!), io passo, Immobile e Bronco invece se la fanno mettere in bocca incuranti del CoronaVirus e partecipano alle litanie salmodiate dalla volontaria.
Il medico di turno passa, si sofferma un po' di più con me dicendo che fa richiedere un'ecografia per il giorno successivo per verificare se e come sta la mia cistifellea, ché ormai di sintomi di infezione non ne sto mostrando più; poi affronta un problema di merda con Immobile, spiegandogli che gli si stanno accumulando ed impilando feci all'interno dell'intestino e che quindi gli daranno dei lassativi per aiutarlo a liberarsi; viene rapito dal nostro ipocondriaco (ma santoddio, gli infermieri potrebbero allertarli questi medici, non possono mandarli al macello così!), che ribadisce tutte le sue teorie, aggiungendo anche quella di Atlantide, delle Piramidi e degli alieni dotati di sonda anale (altra citazione, signore e signori, dai che non mi avete ancora indovinato quella del titolo!) - occhio, Amilzare, che mi sa che te la tiri, alla lunga... Bronco, invece, è tranquillo anche se ogni tanto dà dei colpi di tosse che sembra che partano dall'Australia tanto son forti.
Noia, noia, noia. Continuo a leggere Il Segreto Nello Sguardo (Vale, questo è "product placement" di ottima e sottilissima fattura, dovrai ringraziarmi con uno dei tuoi manicaretti quando esco di qui!), cammino per i corridoi, scambio due chiacchiere con chi conosco mentre mi tengo prudentemente lontano dagli sconosciuti (specie se mi offrono caramelle). Ho detto a mia mamma di non venire oggi, ché immaginavo ci sarebbe stata ressa di visitatori, ed effettivamente è così: approfittano anche della mezz'ora mattutina per venire a portare i loro germi dall'esterno a noi che, qui, dissertiamo di epidemie infettive standocene al sicuro dentro l'ospedale (sicuro, poi... quando scopriamo che hanno portato il presunto "paziente 0" proprio qui al San Bortolo per fare le analisi capiamo che si son proprio bevuti tutti il cervello: ma, dico io, con tutte le strutture possibili, proprio nell'ospedale più affollato della provincia dovevate portarlo??).
Quattro chiacchiere con Elisabetta, venuta a trovare sua madre, e scorgo passare la moglie di Insider, che mi conferma che l'hanno riportato in reparto; quindi vado a trovare anche lui, è in un'altra stanza ora, parlicchia con piacere anche se si vede che non è stata proprio proprio una passeggiata di salute giù in rianimazione (lui in realtà dice che l'han trattato come un pascià, ma non è che ti tengono in rianimazione se stai benissimo).
La notte arriva, metto i tappi per le orecchie e la mascherina e mi appresto alle mie 8 ore di sonno di bellezza... 8 ore una cippa: alle 3 e qualcosa del mattino si accendono tutte le luci, entrano un chirurgo e 3 infermieri e armeggiano intorno a Bronco per una buona ventina di minuti. Cerchiamo di capire cosa sta accadendo, io ogni tanto lo scorgo nella folla e mi pare vivo, non vedo enormi zampilli di sangue ma sai mai. Quando tutto finisce e se ne vanno, scopriamo che gli hanno innestato un catetere perché aveva problemi di respirazione. Catetere. Respirazione. Hmmm, qualcosa non mi torna; ma lui è vivo, e sono le 3 e quaranta, ed io ho sonno, per cui portate pazienza che torno a dormire.
Sveglia di buon mattino (tanto per cambiare), Bronco è ancora con noi, è lunedì ed è una settimana quasi che sto qua dentro. Non lo sappiamo ancora, ma The times they are a-changing (e se non mi sapete questa vi mancano proprio i fondamentali!).
Si comincia con la visita medica: la mia ecografia non sarà oggi, perché va fatta a digiuno e mi han già dato la colazione... Ma come, porca pupazza?! L'han richiesta ieri, non lo sapevano? Eh, cosa vuoi, qui a volte la mano destra non sa quel che fa la sinistra e viceversa, l'importante è che vengano lavate bene per almeno 60 secondi con acqua e sapone. "Immobile, lei come sta?" "Meglio, grazie, dopo che mi avete sturato" "Ma cos'è quel suono, ha ancora il singhiozzo?" "No, è che ogni tanto mi viene su come uno stimolo per vomitare" "E lo faccia, signor mio, lo faccia, ché voi trattenete sempre questo stimolo e la cosa non vi fa bene. Ecco, guardi, l'infermiere le fa vedere dov'è il sacchetto, lei lo usi", aggiunge il medico, non sapendo che verrà ricordato negli annali per queste sue parole profetiche.
"Dottore, ma allora la mia pancreatite trasformata in asportazione della milza con inclinazione del velopendulo e scappellamento a destra?" "Ah, signor Amilzare. Mi avevano detto che lei è una persona dotta. Ebbene, veda, le cose stanno così e cosà [omissis, per motivi di privacy]. Piuttosto, mi dica, ha scaricato?" "Eh no, dottore, da 6 giorni non vado. Han provato anche con il rabarbaro l'altro giorno, mi ha fatto un male boia ma nessun effetto." "E allora non resta che una soluzione... infermiere, metta in nota un bel clisterino per il signor Amilzare!" "Ma come, dottore, il clistere? Non mi fa effetto..." "Eh, caro Amilzare, questa costipazione dobbiamo aggredirla o da sopra o da sotto. Da sopra ci abbiam provato, ora proviamo da sotto", dice il medico voltandosi e svelando un ghigno degno del Joker dopo aver vinto l'Oscar.
"E lei, signor Bronco, che mi combina? L'ho lasciata che stava bene ieri, e poi stanotte tutto quel trambusto." Bronco, che si sente in colpa, farfuglia qualcosa, il medico lo benedice e poi va in un'altra stanza.
Passano con il pranzo, sono appena riuscito a terminarlo che Immobile da un gran respiro, si volta verso la finestra, prende la mira e poi vomita a spruzzo che neanche Linda Blair nell'Esorcista c'era riuscita così bene. Ha in mano il sacchettino, aperto, in cui è riuscito a non far entrare neanche una goccia, mentre invece per terra... "Si salvi chi può!", pensiamo. "E chi non può?", dice Bronco. "Si arrangi", gli risponde Amilzare, e si alza lesto per abbandonare la stanza. Io mi faccio coraggio, pigio il pulsante per richiedere l'intervento degli artificieri e apro le due finestre, poi però non reggo ed esco anch'io. Bronco, bloccato a letto dai suoi tubi, sembra rassegnato, una lacrima che gli scende sul viso è l'unico segno che qualcosa, dentro di lui, si è rotto.
Ci vuole un quarto d'ora solo per asciugare, poi altri dieci minuti per bombardare di deodoranti; noi, per sicurezza, lasciamo trascorrere un'altra mezz'ora, io ne approfitto per visitare di nuovo Insider e misurare per l'ennesima volta la lunghezza del corridoio. Quando rientriamo, Immobile si scusa del disastro. Io gli dico: "Immobile, non c'è niente di cui scusarsi, gliel'ha detto il dottore di vomitare; anzi, sono io che la ringrazio, perché se invece di voltarsi a sinistra si fosse voltato a destra ora non saremmo certo qui a scambiarci convenevoli..."
Sorpresona anche per le visite: Chiara è venuta con Marco, il quale tecnicamente non sarebbe ammesso in reparto (bisogna avere minimo dodici anni, credo per non traumatizzare i bambini con lo zoo piuttosto che per proteggere lo zoo dai bambini); decidiamo quindi di sederci fuori a chiacchierare, ed è lì che mi raggiunge una infermiera annunciandomi che è stato deciso che, per motivi di mancanza di posti letto, un altro paziente ed io verremo trasferiti al reparto di chirurgia plastica al termine delle visite. "Geniale!", penso, "sarò circondato da donne bellissime con seni enormi seppur rifatti!" (non potrei sbagliarmi di più, ovviamente, ma questo non so lo ancora) Faccio quindi i bagagli, saluto i miei compagni di stanza e, poi, su una sedia a rotelle ed accompagnato da nipote e sorella, ci si incammina assieme all'altro paziente ("Manga") verso il nuovo reparto. Addio, monti sorgenti dall'acque, addio! Addio, Bronco, compagno di mille avventure! Addio, Immobile, l'uomo che ha provato a trasformarsi in un motore a reazione umano. Addio, Amilz... no, beh, a tutto c'è un limite, anche al melodramma.
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inserita il 25/02/2020
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