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Cronache della colecisti, episodio 3: quest'ospedale non è un albergo!

Ahhh, il piacere di un brodino servito in ospedale! Niente ironia, credetemi: qualsiasi cosa, dopo 3 giorni di digiuno forzato, acquisterebbe più sapore. Quindi, anche la pastina semilessata sul fondo di una abbondante tazza di brodo di dubbia provenienza (Thomas insiste che sono i conigli di parco Querini) va più che bene. E poi c'è la mousse di mela che, sarà che tutti siamo stati tirati su ad omogeneizzati, risveglia un riflesso pavloviano assopito in qualche angolo del nostro cervello, basta quasi sentirne il nome e l'acquolina comincia a formartisi in bocca...

Pomeriggio noiosetto, nulla si crea, nulla si distrugge ma pure nulla si trasforma, mi sa che in questa stanza abbiamo inventato il motore immobile. E di motori parliamo, ché Capitan Mutanda si svela non solo persona colta ma pure di buone finanze, e ci racconta della sua passione per le auto veloci e le due Porche e due Maserati che si è preso in vari momenti della sua vita; passione vera, intendiamoci, mica da sborone: te le racconta "che le par vere", come se potessi davvero sentire il vento che gli scompiglia i capelli mentre accellera in aperta campagna. Bronco sente l'approssimarsi dell'operazione, ormai manca poco, quindi diventa più garrulo del solito, partecipa ai racconti ma lui aveva una piccola 600 e tanto gli bastava.

L'unica interruzione piacevole e positiva è la visita della mamma durante la prima delle due finestre disponibili, quando tutto è più tranquillo. Chiacchieriamo più che altro di questo mondo immaginariamente vero che ho scoperto in ospedale, le indico i vari attori del teatro della vita, è bello ché siamo gli unici due a compartire il segreto di quelle vite mai così evidenti prima. Ti fanno firmare tante carte sulla privacy e su chi informare nei vari casi, chiedono ai parenti in visita di uscire dalla stanza se devono dire qualcosa ad un paziente e poi son lì, trasparenti davanti a te: il re è nudo, o al massimo indossa una camicina aperta sul didietro.

Bronco parte per fare i prelievi di sangue pre-operatori, poi lo visita l'anestesista; l'unica cosa che non gli dicono è a che ora lo opereranno, e lui ci terrebbe tanto saperlo perché almeno darebbe un limite preciso al conto alla rovescia.

Serata tranquilla: io non ho più nulla da guardare, forse domani sera Max riuscirà a portarmi qualcosa di nuovo, quindi riposo e penso, a tante cose. Penso anche che sono in ospedale gli ultimi giorni di febbraio, così come esattamente dieci anni fa mio padre trascorreva quelli che non sapeva essere i suoi ultimi giorni in un ospedale poi non così lontano da qui. Erano giorni di alti e bassi, allora, a seconda del suo umore, mentre il piccolo Marco cominciava a prendere le prime boccate d'aria nel mondo che l'avrebbe visto scatenarsi negli anni successivi: due vite che si incrociavano, per poco, proseguendo poi verso destini differenti.

La notte ho freddo, per la prima volta. E le coperte non bastano a scaldarmi, forse non è quello.

Non è ancora ora di giro medico e il dottore entra, saran le 9:30, per avvisare Capitan Mutanda che gli esami son tutti a posto e che quindi lo mandano a casa. "Quando, dottore?" "Anche prima, Capitano". Antefatto: in un'ora imprecisata del mattino, quando la mente è ancora obnubilata, abbiamo udito una discussione tra un medico e (probabilmente) la responsabile del reparto sulla mancanza cronica di posti letto; il medico diceva che vanno trovati, la responsabile che non è così facile. Hanno entrambi ragione, ovviamente: stanze da 4 letti assegnate a soli uomini o sole donne creano inevitabilmente strozzature. La colpa è della nostra cultura che si preoccupa più di salvare la faccia che di problemi più concreti (io lo sperimento spesso con i bagni negli aeroporti: file interminabili davanti a quello delle donne, mentre quelli degli uomini sono spesso vuoti; la soluzione: bagni unisex, tutti, e chi primo urina meglio alloggia), tirassero dei separé tra un letto e l'altro risolverebbero rapidamente.

Il capitano è contrariato per questa mancanza di preavviso, si vede, non sono modi, ma fa due chiamate e in poco tempo arriva il figlio a prenderlo; ci saluta, poi torna nella sua villa sui colli. Ma Bronco ed io non facciamo a tempo a riporre i fazzoletti usati per augurargli buon viaggio che subito appare il giovine operato ieri, inviato fresco fresco dal reparto rianimazione. Pare identico a quanco ci ha lasciati, neanche un capello in posizione diversa, serafico, silente; lui asserisce di avere un pezzo di pancreas in meno, ma non gli crediamo, finché uno dei chirurghi conferma la rimozione di parte dell'organo, e la contemporanea inclusione di quel che ne resta all'interno dello stomaco... ovviamente, appena il luminare se ne va, non posso esimermi dal chiedere al giovine: "te l'hanno messo dentro lo stomaco? Cioè, ti hanno aperto lo stomaco, preso il pancreas e, invece di darlo al gatto, ce l'hanno infilato dentro e poi richiuso? E che succede ora? E se ti digerisci il pancreas? E lo spazio rimasto libero, con cosa l'hanno riempito? Ovatta?" Bronco sghignazza, il giovine pare meditabondo ed un po' preoccupato; io, più tanto sicuro di farmi togliere la cistifellea anche se in un futuro lontano non sono...

Sono da poco passate le 11, e scopriamo il soprannome del giovine: 'Insider'. Ché arriva la moglie, dipendente dell'ospedale, e si ferma per una buona novantina di minuti, fuori dall'orario di visita riservato a noi poveri mortali. E vengono pure altri dipendenti dell'ente ospedaliero, anch'essi in visita. Irregolare, molto irregolare.

Bronco, nel frattempo, sta letteralmente friggendo: nessuno gli vuol dire a che ora lo opereranno (non perché siano cattivi, semplicemente perché non lo sanno: non è il primo in lista, quindi tutto dipende da quanti etti di formaggio e fette di prosciutto prendono i clienti prima di lui... "che faccio signora, sono 430 grammi, lascio?" "sì, dai, tanto... ah, mi dia pure un po' di Parma!"). Ad un certo punto temo che l'infermiera di turno, a cui l'ha chiesto almeno 4 volte, lo picchi con il vassoio delle brioche (se non conoscete questa barzelletta, non sapete cosa vi perdete - Ric e Gian ne hanno una spassosa variante su YouTube). Non succede, per fortuna.

Poi, mentre ancora mi sto leccando i baffi dopo un altro lauto pranzo (petto di tacchino ai ferri, o forse dell'età del ferro, a giudicare dalla solidità), il colpo a sorpresa: quando meno se l'aspetta, nel senso che ha appena "posato l'occhio", Bronco viene ridestato dai barellieri pronti a portarlo in sala operatoria. Saluti, auguri, promesse di tenergli il posto, e poi è andato anche lui... "entrano, escono, signora mia qui fanno un po' i loro comodi maiali, ma quest'ospedale non è un albergo!"

Giusto per non smentirmi, arriva un altro paziente al posto di Capitan Mutanda: lo sbarellano con cautela, ché gli hanno asportato qualche chilometro di intestino e non deve muoversi per 24 ore, e la moglie e la figlia arrivano subito dopo, tutte carine e premurose; Insider è seduto sulla poltrona, serafico, che recupera la vita, mentre son già le 16 e qualcuno si è dimenticato di aprire la porta ai visitatori e fuori già rumoreggiano. Appena si apre la diga, eccoli, irrompono come acquirenti al primo giorno dei saldi, sperando forse di accaparrarsi il paziente migliore. Arriva mia madre, arrivano i genitori di Insider, poi arriva pure il medico che deve visitare 'Immobile' (nome di fantasia) e caccia tutti fuori; io però posso uscire sulle mie gambe, mentre Insider è bloccato dentro. E per fortuna: i suoi non han fatto tempo ad andarsene che arriva il medico e gli comunica che hanno riscontrato una perdita di sangue interna e che vogliono verificare, quindi lo portano via per un esame.

Dramma.

Attesa.

Tensione che sale.

(in sottofondo, due violinisti nello sgabuzzino suonano "zin zin zin", come fosse Psycho)

Insider torna, sempre in barella, e il responso non è buono: l'emorragia c'è ("sarà 'o stomaco che se sta a magna' er pancreas?"), bisogna operare. Ce lo portano via, avvertono la moglie che nel frattempo era tornata a casa, e ci lasciano così.


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inserita il 21/02/2020
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