Medito dopo il tiggì
Guardo raramente la tv, ultimamente: tutto quello che davvero mi interessa lo trovo su internet, siano esse notizie, siano serie e film e trasmissioni varie.
Ieri, però, mentre cenavo solo soletto nella casa al lago, mi è capitato di seguire un tiggì. Molte le notizie che passavano attraverso il tubo catodico, e la mia mente vi poneva attenzione a morsi alterni, mentre mangiavo. Solo alcune di esse mi sono balzate all'orecchio (si potrà dire?!), e più per le parole buttate all'interno del servizio giornalistico che per la notizia vera e propria... eccovene una selezione:
L'Italia è stata condannata per le torture avvenute nella scuola Diaz durante il G8 di Genova, e per la mancanza di una normativa contro la tortura. Quello che successe a Genova nel 2001 fu un fatto terribile, durante il quale molti rappresentanti dello Stato divennero i nemici, i cattivi, mettendo in atto quella fu definita "macelleria messicana". Non c'è scusante, e onestamente mi infastidisce vedere che molti dei colpevoli se la sono cavata, magari per prescrizione. Perché uccidere la fiducia fu il crimine peggiore che in quella notte fu commesso, e non ci dovrebbe essere prescrizione per tale crimine. Né giustificazione. Invece, tanto la Meloni che il Gasparri, rappresentanti di un'area politica che fa della difesa delle forze dell'ordine comunque e quantunque quasi una filosofia politica, sentono il bisogno di ricordare i tanti poliziotti che rischiano la loro vita per difendere l'ordine costituito e noi, che ne godiamo (dell'ordine). Ma che c'entra, dico io? Perché ogni volta devono esserci dei distinguo? Perché non ci devono mai essere colpevoli, in questa Italia, tranne quelli che non hanno un santo (o più) in paradiso?
La Lufthansa ha creato un memoriale per il suo personale morto durate la recente tragedia aerea in Francia; dietro a delle candele, le foto di piloti (compreso il presunto omicida) e equipaggio. La foto del comandante, che non era mai stata mostrata prima per richiesta della famiglia, appare quindi per la prima volta, e viene ripresa da tutte le televisioni. Il servizio descrive il pilota come "l'eroe del volo". Eroe? Solo perché ha cercato di rientrare nella cabina di pilotaggio, peraltro senza riuscirci? O perché ha lasciato ai comandi uno che, quando gli ha detto di tenersi pronto per l'atterraggio, gli ha risposto "vedremo"? Non ci vedo niente di eroico, in tutto questo. Se poi risultasse che la normativa obbligava ad avere almeno due persone in cabina di pilotaggio, allora il pilota più che un eroe potrebbe vedersi gettata sulle spalle una parte della colpa del tragico avvenimento.
I soldati dell'ISIS, o Stato Islamico dell'Iraq e della Siria, sono giunti ai bordi di Damasco, la capitale della Siria, e stanno tentando (se non ci sono già riusciti) di conquistare quello che viene descritto come "campo profughi palestinese". Io ci sono stato in quel "campo profughi", ed è tutto meno che un campo: si tratta(va) infatti di un quartiere intero, con case in cemento, strade d'asfalto, negozi. I palestinesi ci erano arrivati decenni prima, e ormai vi ci si erano insediati permanentemente (tanto che, se gli chiedevi se sarebbero tornati in un eventuale "Stato palestinese", ti ridevano in faccia: chi glielo faceva fare di abbandonare tutto quello che avevano lì?!). La parola "campo", invece, fa pensare a dei poveri pastori che vivono in tende di lana di capra. Forse, sarebbe meglio spiegare le cose, e non solo limitarsi a ripetere parole che, alla fine, sono vuote di significato; ma, magari, fa anche comodo a qualcuno pensare che ci siano dei poveracci accampati alle porte di Damasco, poveracci preda del primo brigante di passaggio, e non che le truppe del sempre sottovalutato ISIS stiano entrando per la prima volta in una capitale.
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inserita il 08/04/2015
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