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La politica? E' una cosa pazzesca!

Tutto l’Ecuador sembrava impazzito, domenica scorsa: votavano per la presidenza della Repubblica, e anche per rinnovare il parlamento, e sembrava che non aspettassero altro. 8 candidati, comprensivi di vicepresidente (ché, là, come negli Stati Uniti, si vota l’accoppiata, anche se a trainare è ovviamente quello che si propone come presidente), ma in realtà solo uno che poteva in qualche modo insidiare il previsto successo del presidente uscente, Raffael Correa, e quando dico insidiare intendo solo che non gli avrebbe permesso di vincere direttamente al primo turno. Invece, Correa è passato subito, con quasi il 60% dei consensi, che è un sacco se pensate che di avversari ne aveva 7 (sette!).

Perché la gente ha voluto rinnovare il mandato ad un economista (professore di economia), abbastanza giovane e molto felice di apparire, tanto che nei suoi manifesti elettorali sempre sorridente sovrastava ognuno dei candidati che sosteneva, pur non essendo un giocatore di basket dei Los Angeles Lakers? Presto detto: dopo decenni di governi che, oltre che farsi corrompere, sapevano fare poco altro, Correa ha cominciato a proporre e realizzare progetti, in tempi non biblici e con effetti visibili. Le strade sono state costruite, i sussidi ai poveri sono stati aumentati, la sanità pubblica e le pensioni sono stati migliorati, e così le scuole, e così tante altre cose. Certo, venendo dal deserto, ogni bicchiere d’acqua, per quanto piccolo, sembra un miracolo degno di memoria; però, si deve pur cominciare da qualcosa, e in dieci giorni in giro per il paese, non ho trovato una singola persona che non mi abbia detto che sì, qualcosa avevano fatto (neppure chi a Correa preferiva altri candidati).

Il rovescio della medaglia è che, per lui, o sei con o sei contro, non esistono vie di mezzo; e la stampa ed i media devono omologarsi, o vengono colpiti, allontanati, esclusi. La mia amica Karina, che il suo paese lo osserva dal di fuori con l’occhio della giornalista, mi dice però che è probabilmente un rospo che va ingoiato, se è il prezzo per un miglioramento necessario e globale: un po’ di dittatura, in piccole dosi, può far bene. Lo credo anch’io, anche se il rischio è che i poteri comincino ad aumentare ed accentrarsi troppo nelle mani del presidente e che la costituzione venga cambiata, lasciando solo l’età o la malattia (si veda il caso di Chavez) a mettere un freno al "mandato perpetuo".

Anch’io osservo il mio paese da fuori, con occhio critico. E vedo caos. Vedo buffoni ed imbonitori che lanciano i loro proclami, che promettono rimborsi stellari o che la stampa vogliono imbavagliarla ancora prima di arrivare al potere; vedo "fini economisti", come li avrebbero definiti dei cari amici miei, scoprirsi per quello che sono, narcisisti imbroglioni alla supercazzola; vedo personaggi che, infinitamente, si riciclano, cercando con difficoltà di convincere che loro no, non hanno potuto fare niente per fermare il declino, ma che se ora li rieleggiamo allora sì... Sono allibito da Berlusconi, e ancor più dal fatto che la gente non lo mandi a cagare perché siamo stufi delle volgarità sulle donne, sugli immigrati, sui "comunisti", sui musulmani, sui "negri"; sono preoccupato da Grillo, perché partendo con molte buone idee e, forse, con ottimi fini, si è andato perdendo per strada, ed ora cade spesso nel delirio di onnipotenza; sono divertito da Giannino, che poveretto...; e sono deluso da Monti, che come primo ministro ha certo fatto un buon lavoro ma che come candidato premier è riuscito a polverizzare tutte le alleanze che aveva in qualche modo messo assieme, forse per attirare voti ed attenzione sulla sua proposta politica ma certo non pensando (o facendo male i conti) al fatto che non avrebbe ottenuto la maggioranza, e che era quindi meglio non alienarsi proprio tutti...

E allora "come voteresti?", mi è stato chiesto da Elena l’altra sera... questa volta voterei per il PD, perché credo che abbia la possibilità di fare bene, e soprattutto abbia un programma sensato, se solo Bersani riuscirà a tenere insieme le due anime del suo partito ed i suoi alleati. Ma, se ci fosse un Correa, forse forse voterei per lui...


Commenti

Il giorno 23/02/2013, Massielena ha scritto:
Cosa votare? Mah; penso che il problema si sposti sull'obiettivo che si vuole dare al voto. Personalmente ho sentito di tutto e di più da parte dei maggiori esponenti politici che in teoria dovrebbero contendersi la vittoria e nessuno mi ha convinto: Berlusconi ed il suo populismo alla dodicesima potenza sono da evitare assolutamente; su Monti concordo con Daniele; su Bersani dico che il PD ha avuto la sua grande occasione per cambiare grazie alle buone idee di Renzi e le ha buttate nel cestino rimanendo più un partito delle teorie da mettere in pratica, sempre che riescano ad andare d'accordo, che delle vere e proprie pratiche politiche. Gli altri, Ingroia, Fare per fernare eccc. e 5 stelle sono politicamente indecifrabili in quanto non hanno un passato politico parlamentare. Aggiungo che come ben ha detto Casini venerdi, se vincesse Grillo sarebbe il fallimento dell'attuale classe politica ed in questo momento sinceramente è giusto giusto quello che voglio anch'io. Chiaro che si fa un salto nel buio, ma per me non c'è altra soluzione. Vogliamo chiamarlo voto di protesta? Beh, questo sarà il mio atteggiamento domani alle urne.
Il giorno 23/02/2013, Andrea ha scritto:
Condivido le considerazioni di entrambi. Ma in particolare concordo con Massi sulla mancata occasione Renzi e sulla necessità di dare una spallata a questo carrozzone. Mah! Chissà che la notte porti consiglio...
Il giorno 24/02/2013, Daniele ha scritto:
Giovanni de Mauro, direttore di Internazionale, ha scritto cose con cui concordo: "Beppe Grillo giustamente pretende la massima trasparenza da parte di istituzioni e multinazionali, anche per questo dovrebbe essere il primo a offrirla. Propone nuove forme di democrazia partecipativa, è sbagliato che non accetti il dialogo. Era ora che decidesse di sottoporre il suo movimento al voto democratico. Ma la democrazia ha le sue regole. E la prima è che le idee si mettono a confronto e si discutono, pure con gli avversari, e non si impongono dall’alto.

La politica dovrebbe parlare anche ai cuori delle persone, ma sono anni che non ci riesce più. Ancora una volta saremo in molti ad andare a votare solo con la testa. Sarebbe pericoloso, però, scegliere chi ci governerà dando retta a chi grida più forte per farci votare con la pancia." [http://www.internazionale.it/opinioni/giovanni-de-mauro/2013/02/22/votare/]

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inserita il 23/02/2013
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