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Origine di alcuni nomi di località boliviane

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Negli ultimi giorni abbiamo visitato alcune zone dai nomi significativamente bizzarri: Salar de Uyuni, Potosì, Sucre. Ho pensato di raccontarvene la storia.

Tanto tempo fa, la parte meridionale della Bolivia era, come altre zone, sommersa sotto un gran mare. La deriva dei conteninenti, o meglio delle placche tettoniche, ha fatto sì che la placca di Nazca abbia iniziato a spingersi sotto quella che costituisce oggi il territorio sudamericano, causandone l'innalzamento e anche la formazione di una catena montuosa alta e lunghissima, le Ande. L'innalzamento delle terre ha creato, di fatto, l'isolamento di una intera zona di mare, che lentamente si è prosciugata, lasciando uno strato enorme (in alcuni casi, di un paio di centinaia di metri) di sale.

Le Ande occidentali risultano troppo alte da valicare per le nubi cariche di pioggia che arrivano dalla zona amazzonica, nubi che quindi scaricano la loro acqua sui monti circostanti il bacino prosciugato e sul bacino stesso, penetrando nel terreno e portando alla superficie altro sale, che poi si secca creando una spianata bianca di più di 10500 chilometri quadrati, dove piccole collinette si ergono come isole (la più famosa, Incahuasi, ovvero la "casa dell'Inca", si dice fosse usata come punto di sosta dagli Inca durante la traversata del deserto; al giorno d'oggi, viene confusa dal 90% delle guide e delle agenzie con l'Isola del Pescado, cosiddetta per la particolare forma). E', questo, il famoso Salar, o deserto salato, di Uyuni. Che non è il solo della zona, dato che intorno se ne trovano altri, ma è sicuramente il più grande: 10 miliardi di tonnellate di sale... ricordatevelo, la prossima volta che la minestra vi pare sciapa.

Non lontano da Uyuni, poi, si trova una montagna, detta Cerro (si pronuncia "serro") Rico, o anche Cerro Blanco. Si tratta, semplicemente, della più grande miniera d'argento del mondo. Sebbene gli Inca fossero venuti a conoscenza della sua esistenza, quando vi arrivarono furono accolti dall'esplosione di un non lontano vulcano e, pensando che quello fosse un segno della Pachamama, la dea-Terra, decisero di non estrarne il prezioso metallo; chiamarono inoltre quella montagna Potojsi, che vuol dire "tuona, rimbomba"; il nome divenne poi Potosì, arrivati gli spagnoli. Nel 1545 un tale Huallpa, inseguendo uno dei suoi lama, si trovò a passare la notte sulla montagna e, per non morire di freddo, vi accese un fuoco; questo, al mattino, aveva rivelato un filone di argento puro. La fortuna degli spagnoli era fatta: si dice che per i primi dieci anni non fu neppure necessario scavare tunnel, tanto argento si poteva raccogliere dalla superficie. Una strada venne creata per congiungere Potosì con Lima, capitale del viceregno, e lungo di questa città nuove, come Puno e La Paz. Ad un certo punto, si decise che conveniva di più costruire una zecca direttamente a Potosì, ed è lì che si può ancora visitarla, con tutti i macchinari utilizzati nell'arco dei secoli per il conio delle monete.

Infine, Sucre. Detta in passato Choquechaca o, anche, Chuquisaca, nome alternativo che conserva tutt'ora, dopo la liberazione della Bolivia da parte dell'assistente di maggior successo di Simon Bolivar, il maresciallo José Antonio de Sucre, e l'instaurazione della Repubblica, ne assunse il nome, anche per ricordarne la dedizione alla causa. Rimase capitale del Paese, assommandone i tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, fino alla guerra civile del 1898, quando la sua sconfitta permise a La Paz di diventare la sede dei primi due poteri, lasciandole solo la sede della Corte Costituzionale. A tutt'oggi, e in base alla Costituzione boliviana, Sucre rimane capitale "costituzionale", anche se (de facto) La Paz è dove il potere risiede. Un destino amaro per una città che ha il nome dello zucchero, e che è conosciuta anche come la "città bianca", per il colore coloniale delle costruzioni del suo centro, costruzioni talmente belle da averne permesso l'iscrizione nella lista dei siti patrimonio dell'umanità stilata dall'UNESCO.


Commenti

Il giorno 19/09/2015, Luigia Oberrauch Madella ha scritto...
Grazie per i tuoi racconti! Non posso viaggiare di persona, ma leggendo le tue spiegazioni mi è più facile immaginarmi come si vive in quelle lontane terre.

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inserito il 17/09/2015
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commentato: 1 volta
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