Ritorno al deserto
Me lo ricordavo più deserto...
È la prima cosa che ho pensato viaggiando di nuovo sulle distese desolate che fanno da confine tra la Bolivia ed il Cile, questi due paesi sudamericani che non si sono mai visti particolarmente di buon occhio e che, ad ogni campagna elettorale, rinverdiscono gli slogan propagandistici su fatti che risalgono alla lontana Guerra del Pacifico (e stiamo parlando del 1879-1884, giusto per capirci!).
La prima volta che ci ero passato, anni fa, sull'enorme superficie bianca del salar di Uyuni o su quelle dove sabbia e ciottoli si mischiano mentre l'altitudine sale, verso Siloli e verso il confine, grazie ad uno dei tour organizzati a San Pedro de Atacama, si vedevano solo sporadici veicoli aggirarsi, solitamente a velocità sostenuta, seguendo rotte che parevano memorizzate nei loro ingranaggi.
Questa volta, facendo il cammino inverso, e potendo approfittare di tempi più dilatati, ho notato che c'è un bel pò di vita, nel deserto. Vita umana: il numero dei fuoristrada è aumentato, e di molto; e incredibilmente ci siamo imbattuti spesso anche in ciclisti, che sicuramente in preda a qualche calcolata pazzia alla sera piantavano la tenda mentre fuori la temperatura arrivava sotto lo zero e, come fiori baciati dal sole, al mattino ne spuntavano fuori, rimontando in sella pronti per ripartire.
C'è poi molta differenza tra viaggiare in quattro più autista e cuoca in una jeep leggermente scassata, ed invece essere in quattro con il guidatore in un veicolo abbastanza nuovo da essere ancora dotato di tutta l'imbottitura dei sedili. Ma è soprattutto il passo, che fa la differenza: a parte il primo giorno, che abbiamo fatto un tour de force per arrivare da La Paz fino al deserto salato, in quelli successivi abbiamo quasi dovuto tirare per le lunghe, per non arrivare troppo presto agli hotel.
Hotel molto carini, tra l'altro: costruiti con materiali locali (e così c'è l'hotel di sale, l'hotel di pietra e l'hotel del deserto... una cosa tipo i 3 porcellini, e per fortuna alla fine non è arrivato Ezechiele Lupo), illuminati e riscaldati da pannelli solari - specie l'ultimo, che è così isolato da non essere raggiunto neppure dalla rete elettrica -, con camere molto grandi e letti giganti.
Ma sono i fenicotteri, rossissimi nel contrasto con i colori delle lagune ricche di sali minerali, le distese bianche, le rocce cesellate dal vento e i vulcani dalla perfetta forma a cono che rendono questi luoghi speciali, e noi scattiamo megamiliardi di fotografie, con la macchina e con gli occhi, ché a volte i ricordi più belli sono quelli un pò offuscati dalla memoria.
E', questo, un posto speciale. Perché le montagne ce le abbiamo anche noi in Europa, e i laghi pure, e anche i resti di antiche civiltà. Ma distese così grandi, così monoelementari, dai colori vividi e incredibili, non le ho mai viste in nessun altro luogo, e mi meraviglia il fatto che non ci sia un numero ancor più grande di visitatori.
Un po' di immagini degli hotel del deserto si trovano sul sito web della catena Tayka, http://www.taykahoteles.com/
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inserito il 10/10/2013
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