Il mistero dei 300
Fino all’ultimo, non sapevo che ne sarebbe stato di loro: sarebbero usciti dal mio portafogli, o vi sarebbero rimasti dentro, al calduccio?
Dovete sapere che ogni viaggiatore che si trovi a transitare per il Messico per più di 7 giorni (o, per quanto vale, per meno di 7 giorni, se non ritorna al paese da cui è arrivato) deve pagare una tassa di uscita da tale paese, che per me era di circa 300 pesos. Chi arriva in aereo, normalmente, ha tale tassa pagata già dalla compagnia aerea (non è che questa faccia la buona samaritana, intendiamoci: semplicemente, fa parte del costo del biglietto che vi viene addebitato).
Questa la teoria. Nel mio caso specifico, io ero arrivato in volo a dicembre dall’Italia (con scalo in Spagna) e ritornavo in marzo in Italia (sempre con scalo in Spagna). Contattata via e-mail, la compagnia aerea ha confermato che la tassa era già inclusa nel prezzo del biglietto. Tutto a posto, allora? No, perché nel frattempo io ero uscito dal territorio messicano (fine gennaio, per il Belize) e vi ero rientrato (inizio marzo, dal Guatemala). Quindi, mi hanno detto alla frontiera, il pagamento della tassa si era nebulizzato con la prima uscita ed avrei dovuto pagare una seconda volta per uscire di nuovo.
Non fa una grinza, fin qui, vero? Però, contattando di nuovo la compagnia aerea e spiegando il mio caso, ricevo di nuovo la stessa risposta: "la sua tassa d’uscita risulta pagata, quindi non si preoccupi".
Io non è che mi preoccupi particolarmente, ma vorrei venirne a capo, perché preferirei non dovermi portare denaro locale in aeroporto e poi, inusato, a casa; quindi, mi rivolgo alla sapienza collettiva di internet, e scopro che le opinioni sono divergenti, e non solo quelle: a seconda di chi ti controlla il modulo di immigrazione (FMM) all’aeroporto, paghi o non paghi; ovvero: se a controllarlo sono quelli della compagnia aerea, non paghi, perché a loro risulta già pagato (che ne sanno che sei andato in Guatemala, nel frattempo? E, anche se lo sanno - perché gliel’hai improvvidamente detto tu - non gliene può importare di meno...); se invece è una guardia di frontiera, possibilmente munita di terminale informatico da cui controllare i tuoi passaggi di frontiera, allora ci sono buone probabilità che tu contribuisca alle finanze nazionali (ancora una volta).
Anche un passaggio di persona in una officina AeroMexico non svela l’arcano, anzi lo infittisce ancora di più; decido perciò di portarmi i fatidici 300 in aeroporto, e vedere che succede.
Al check-in, che si fa su dei computer/chioschi per poi consegnare solo i bagagli che andranno stivati, non mi chiedono nulla. Chiedo io, e mi dicono che il controllo del modulo viene fatto quando si passa al gate di imbarco.
Subito prima del metal detector c’è un ufficio immigrazione, chiedo se devo presentare a loro il formulario e mi dicono che no, l’FMM va presentato dopo... passo il controllo, e dall’altra parte trovo un banchetto con un ufficiale estremamente annoiato. Gli faccio presente che tutti mi hanno detto di venire di qui, e se devo presentare a lui ’sto benedetto foglio, e lui mi ripete la stessa solfa: più avanti, all’imbarco. "Allora, però", gli chiedo, "chi mi mette il timbro di uscita sul passaporto?" (sapete, non vorrei che qualche zelante doganiere in futuro mi facesse notare che non sono mai uscito dal Messico, dopo tutto). "Il timbro c’è già sul foglietto dell’FMM", mi risponde; tocca a me quindi fargli notare che non è proprio detto che quel foglietto accompagni il mio passaporto per l’eternità, e che la prassi vorrebbe che il timbro venga fatto direttamente sul passaporto; al che, per tutta risposta, prende il passaporto, prende un timbro, controlla la data e poi STONF! lo schiaccia sulla pagina aperta.
Ora ho un timbro, ho ancora i 300 pesos in tasca e posso andare felice come una quaresima alla zona degli imbarchi, dove chiedo ad un paio di addette di AeroMexico se tutto è in regola. Loro controllano e confermano! Evvai, alla fine sono stato esentato dalla tassa, quindi posso dirigermi allegramente al dutyfree e acquistare un regalo di compleanno per mio cognato, dal contenuto lievemente alcoolico (non dico altro, perché se legge non vorrei rovinargli la sorpresa).
Ovviamente, mi informo se avrò problemi all’aeroporto di Madrid, dove sarò in transito. Ovviamente, mi dicono di no, perché non dovrò uscire dalla zona "franca" essendo un transito. Ovviamente, una volta arrivato a Madrid mi dicono che non posso portare come bagaglio a mano degli alcoolici (a meno che non siano comprati all’aeroporto di Madrid), e che la mia unica possibilità è uscire dalla zona "franca" e recarmi allo sportello della compagnia per farmi "fatturare" ed imbarcare il regalo. Ovviamente, una volta uscito, quelli della compagnia mi dicono che, avendo io già caricato un bagaglio in stiva, non posso caricarne un altro, a meno che non voglia pagare 60 euri (e, ovviamente, dato che il mio bagaglio di stiva è in "transito" anche lui, non posso recuperarlo per aprirlo ed inserirci il regalo).
Non rimane molto tempo alla partenza dell’aereo, quindi faccio una di quelle cose contro cui ti mettono in guardia tutti gli annunci agli altoparlanti di ogni aeroporto: chiedo se c’è qualcun altro in fila che prenda il mio stesso aereo, per infilare nel suo bagaglio il mio pacchetto. Trovo un gruppetto di messicani che stanno andando a Milano per un campionato di arti marziali (!), che aprono la loro valigia già piena di bottiglie varie e mi dicono di aggiungere il mio pacchetto. Raggiunta Milano, alla consegna bagagli mi ridanno il mio, ci salutiamo e io prendo il primo treno per Milano e poi per Lecco, dove mi fermo qualche ora per fare un salto in cimitero da mio padre e salutare un’amica di CouchSurfing conosciuta anni fa; poi, il giorno 14, finalmente ritorno a casa.
Siete stati attenti, a tutti questi ovviamente? No, perché ce n’è un altro: ovviamente, tutti quelli che non chiedono il timbro all’ufficiale dell’aeroporto di Città del Messico, sono ancora "ufficialmente" in quel paese... spero di non averne uno davanti a me, la prossima volta che dovrò passare una frontiera :)
Racconti che potrebbero interessarti
Commenti
Discorso simile vale per i voli di uscita: alcune aerolinee, come per esempio Avianca, ultimamente creano problemi se non hai la possibilità di dimostrare un'uscita programmata dal tuo paese di destinazione (a me l'hanno chiesta per volare dalla Colombia al Cile; io gli ho risposto - in spagnolo corretto - che non mi serviva "in quanto italiano", e loro me l'hanno passata; Elizabeth, che volava dalla Colombia al Perù qualche giorno dopo, ha dovuto comprare un biglietto di uscita last-minute, sperando poi di poterselo fare rimborsare interamente o quasi).
Lascia un tuo commento
Informazioni
inserito il 14/03/2012
visualizzato: 2833 volte
commentato: 2 volte
totale racconti: 562
totale visualizzazioni: 1435615
Cerca nel diario
Cerca tra i racconti di viaggio pubblicati nel diario di bordo:
Ultime destinazioni
Racconti più recenti
- Sequoie secolari e vite corte come fiammiferi accesi
- Ponti e isole che compaiono dalla nebbia
- Chi l'ha (il) visto?
- Incontri d'anime grandi e piccole in India
- Hampi, imprevisto del percorso
Racconti più letti
- Storie di corna
- La mafia del fiore rosso
- Pulau Penang, ultima tappa
- I 5 sensi
- In missione per conto di Io
Racconti più commentati
- E dagli col tecnico berico dal cuore spezzato... (15)
- In missione per conto di Io (14)
- Sono zia!!! (12)
- 4 righe da Tumbes (10)
- Aspettando il puma (ed il condor, e il guanaco) (10)
Ultimi commenti
- massielena su Sequoie secolari e vite corte come fiammiferi accesi
- Mariagrazia su Fare le cose in grande
- Mariagrazia su Grandi masse rosse
- Massielena su Fare le cose in grande
- Daniele su Fare le cose in grande