A tambur battente
I garifuna, questi sconosciuti: una popolazione discendente dagli antichi caribi (sì, quelli che danno il nome al Caribe) e da degli africani, giunti sulle coste centramericane a causa di un naufragio di un trasporto di schiavi. Sono una delle maggiori componenti del popolo belisiano, e a quanto pare hanno anche un'ottimo posizionamento nella vita politica locale, almemo a giudicare dalle facce che si vedono nei televisori accesi in ogni ristorante.
Hanno una lingua ed una cultura tutte loro, tali da meritare considerazione addirittura dall'UNESCO. In particolare le musiche e le danze garifuna sono note in tutta l'area, e uno dei distretti costieri del Belize, quello di Stann Creek, è la zona in cui più di tutte si possono trovare villaggi e cittadine quasi interamente popolate da tale gente.
A Dangriga ci arrivo con un bus diretto da Belize City, anche se in realtà fa un giro leggermente tortuoso perché le strade vere, quaggiù sono poche: passiamo dalla capitale Belmopan, che ha sostituito Belize City dopo che questa era stata devastata da uno dei tanti uragani, e scendiamo lungo la Hummingbird Highway (Autostrada del Colibrì) in mezzo a monti ricoperti di agrumeti fino a raggiungere il mare.
Sarà che è domenica pomeriggio, sarà che fa caldo, ma la città sembra morta: persino i ristoranti cinesi sono chiusi. Trovo una sorta di ostello non lontano dalla riva del mare (non la si può chiamare spiaggia, non essendoci praticamente sabbia - e quella rimasta se la sta prelevando un tipo con dei grossi sacchi, probabilmente ci si fa la casa), è molto carino e la proprietaria, Dana, ben simpatica; inoltre, forse riuscirò ad avere la camerata tutta per me, al momento sono l'unico ospite; poi, vado a farmi un giro.
Mi fermo quasi subito davanti ad una casa privata, nel cui giardino sembra ci sia una festa ed un gruppo di musicisti percuote tamburi e gusci di tartaruga mentre una gioviale signora canta accompagnata da un sassofono. Eccole, le musiche e le danze garifuna; a quanto pare, non dovevo penare molto per cercarle.
La musica è ripetitiva ma non monotona, e pian piano si forma un capannello di curiosi fuori dal cancello, intorno a me; ogni tanto, qualcuno degli organizzatori si alza dalla sua sedia nel giardino e si diletta in una danza molto composta, la "punta", quasi a volersi fare attraversare dal suono creato dall'ensemble.
Continuo il mio giro, ma trovo solo strade deserte; raggiungo persino la punta estrema del litorale, dove una specie di resort dai prezzi impossibili ha creato una spiaggetta protetta, niente di straordinario. Ritorno verso l'alloggio, e mi fermo a mangiare (ormai pranzi e cene sono indistinguibili, come lo sono gli orari) da un cinese che sta tutto asserragliato dietro sbarre di ferro, neanche temesse che gli rubino gli involtini primavera. Guardando il menu e le foto illustrative, come in ogni ristorante cinese che si rispetti, scelgo un piatto di maiale in agrodolce con riso fritto, ma commetto un piccolo errore di valutazione e mi viene portata una montagna di roba, che pure lo chef esce dalla cucina per vedere se ce la faccio davvero a mangiarla tutta. E no, non ce la faccio, quindi metto gli avanzi in una scatolotta di polistirolo e la colazione del giorno dopo è servita.
Ritornato alla mia camerotta, scopro che purtroppo i miei desideri non si sono esauditi (ma quelli della proprietaria sì), perché sono arrivati altri due tipi, tedeschi, leggermente caciaroni e disordinati (sì, mi rendo conto che è un controsenso, ma così va la vita).
L'indomani decido si seguire i consigli di Dana e vado a vedere il mercato (interessante, ma niente di speciale) e la retrostante zona dove costruiscono i tamburi che poi rivendono in tutto il paese e anche all'estero (e che hanno un geniale accorgimento, rispetto a quelli che per esempio ho visto in Brasile a Salvador de Bahia: le corde che tengono in posizione la pelle hanno dei legnetti che servono da tensori, permettendo di modificare il suono di ogni strumento). Alcune donne sulla spiaggia con dei rastrelli stanno ripulendo dalla sporcizia marina ed umana, mi pare una così bella azione che mi offro di aiutarle; per tutta risposta, la responsabile mi dice che potrei pagare una bibita a tutte... "veramente, signora, intendevo aiutare lavorando", le dico, e questa allora mi fa spostare un paio di sacchi già pieni da un punto ad un altro - mentre le sue colleghe se ne stanno stravaccate al suolo - ed è tutto (scoprirò dopo che si avvicinano le elezioni, e che quindi probabilmente quelle donne non erano lì pensando al futuro dei loro figli ma per incassare un qualche soldo pubblicitario). Vado allora a cercare la tipa che fa il pane kasava, ma mi dice che oggi è giorno di bucato e quindi dovrei tornare domani. Ultima possibilità: una visita agli impianti produttivi di Marie Sharp, dove nascono alcune delle salse più piccanti che palato umano abbia mai provato; ma dopo 10 km in bus e un paio a piedi, arrivato all'ingresso mi dicono che i miei pantaloncini corti e sandali non sono abbigliamento adatto e, quindi, non posso entrare. Lievemente alterato (non con loro, che hanno tutti i diritti e doveri di fissare delle regole igieniche, ma con Dana che non me le aveva comunicate) torno alla strada principale, e qui incontro i due tedeschi che hanno avuto la stessa sfortuna; pigliamo al volo un passaggio e torniamo alla pensione, ma mentre loro si vestono bene e tornano alla carica, io decido di mandarli affanzum loro e Marie e me ne resto a ciondolare e parlare con uno spagnolo ed una canadese che sono i nuovi arrivati.
Cena con lo spagnolo a base di hamburger e patatine, poi frullatino banana+papaya dal mio chioschetto preferito, e poi passeggiata salutare... poco da fare, insomma...
Due notti qui sono sufficienti, quindi riparto alla volta del confine con il Guatemala, ma lungo il percorso mi fermo a visitare il Blue Hole National Park, anche se il "blue hole" non è un cenote come dicono ma solo una grossa pozza poco fonda collegata con un sistema di grotte (alcune delle quali sono visitabili); in compenso, la vista è molto bella, i sentieri nella foresta interessanti e la locale popolazione di zanzare estremamente famelica :|
Racconti che potrebbero interessarti
Lascia un tuo commento
Informazioni
inserito il 07/02/2012
visualizzato: 2125 volte
commentato: 0 volte
totale racconti: 562
totale visualizzazioni: 1435636
Cerca nel diario
Cerca tra i racconti di viaggio pubblicati nel diario di bordo:
Ultime destinazioni
Racconti più recenti
- Sequoie secolari e vite corte come fiammiferi accesi
- Ponti e isole che compaiono dalla nebbia
- Chi l'ha (il) visto?
- Incontri d'anime grandi e piccole in India
- Hampi, imprevisto del percorso
Racconti più letti
- Storie di corna
- La mafia del fiore rosso
- Pulau Penang, ultima tappa
- I 5 sensi
- In missione per conto di Io
Racconti più commentati
- E dagli col tecnico berico dal cuore spezzato... (15)
- In missione per conto di Io (14)
- Sono zia!!! (12)
- 4 righe da Tumbes (10)
- Aspettando il puma (ed il condor, e il guanaco) (10)
Ultimi commenti
- massielena su Sequoie secolari e vite corte come fiammiferi accesi
- Mariagrazia su Fare le cose in grande
- Mariagrazia su Grandi masse rosse
- Massielena su Fare le cose in grande
- Daniele su Fare le cose in grande