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Nightswimming

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Le ultime due giornate in Messico (per questa tornata, ovviamente) sono state caratterizzate, oserei dire impregnate, dall'acqua, anche se l'inizio non lo farebbe presagire: mentre arrivo a Tulum, una domenica mattina, il vento spinge rapidamente i nuvoloni, facendo spazio ad un sole che scotta molto più di quello che avevo conosciuto all'inizio del mese. Con Paola, la ragazza che mi ha offerto ospitalità, siamo già d'accordo di andare a visitare Cobà, quindi il tempo di lasciare i bagagli nel suo monolocale nel quale ha appena finito di trasferirsi e poi andiamo al grande incrocio davanti al supermercato per trovare un trasporto. Altri due ragazzi condividono il taxi con noi, discutiamo un pò sul prezzo e presto riusciamo ad accordarci per 50 pesos a testa (il bus costerebbe meno, ma il prossimo passa tra due ore, e sarebbe una lunga attesa) e partiamo.

Di Cobà avevo letto, e poi me ne aveva parlato bene Giuseppe - uno dei ragazzi del tour Vagabondo di qualche settimana fa -, quindi l'aspettavo con una certa ansia; quello che non mi aspettavo è la pioggia che ci accoglie fin da quando pago il biglietto d'ingresso, e che dalla costa non avevamo pronosticato, tanto che il costume e l'asciugamano che ci siamo portati via nel caso fossimo riusciti a visitare anche un cenote direi che servono poi tanto (o, meglio, speriamo, visto come si è messo il tempo). Il sito è abbastanza grande, ed è percorso da biciclette a noleggio e specie di tricicli con autista che trasportano i più oziosi da un punto all'altro, riparandole sotto i loro grandi ombrelloni colorati; noi, forti dei nostri cappelli (quello che mi ha lasciato Elisa finalmente viene utilizzato seriamente, dopo avermi dato un aspetto gringo nei vari posti in cui l'avevo usato) e proteggendo alla meglio i nostri zainetti (quello mio sfrutta il suo bel sacco impermeabile, e non posso che mandare un pensiero di ringraziamento ad Elena e ai ragazzi per quando l'hanno scelto), zompettiamo vispamente da un albero all'altro in stile Will E. Coyote,  evitando possibilmente le pozzanghere e le "buche più dure". Un campo di gioco per la pelota integro (ovvero, con entrambi gli anelli) e varie costruzioni più o meno alte sono l'antipasto che ci prepara alla portata principale: la gran piramide. La salita è ripida, aspra, ispida, e tutti quelli che arrivano in cima ansimano come amanti in una notte umida d'estate, ma il panorama che si gode dalla cima... oooh, il panorama che si gode dalla cima: ovunque foresta, foresta intorno a 360 gradi, tranne un'unica struttura visibile in lontananza che Paola dice essere l'osservatorio e che mi io mi chiedo chi minchia potrebbe chiamare osservatorio un posto così basso e circondato da alberi che meglio potrebbe servire questo su cui siamo seduti ora... mistero!

Usciamo, di coccodrilli nella laguna antistante non v'è traccia, quindi torniamo alla strada principale grazie a 3 gringhi con un furgone e flute di champagne (ma vanno a Tulum, e noi stiamo pensando di andare a cenare a Valladolid, ovvero in direzione opposta, quindi grazie per il passaggio e tanti saluti). Quando però scopriamo che l'ultimo mezzo di ritorno per Tulum ci lascerebbe solo un'oretta e mezza in città, lasciamo perdere e, grazie ad un altro passaggio datoci da dei tipi che poco prima avevo aiutato a spostare l'auto in panne al centro dell'incrocio, riusciamo a prendere al volo un bus e ritorniamo sulla costa. Cena, assolutamente, perché entrambi abbiamo una bella fame, e poi torniamo a darci una lavata a casa; sfrutto un pò l'internet gratuita nella piazza principale (mi piace, questa cosa del Messico), e poi andiamo in un locale dove Paola conosce un pò di gente e si suona musica latina e si ballano salsa e merengue. Stiamo lì a chiacchierare insieme ad una sua amica argentina e ad un francese che ha appena terminato il suo corso come istruttore di immersioni, la band suona e qualcuno balla. Verso mezzanotte, però, stanchi entrambi torniamo verso casa, e appena in tempo, perché si scatena un diluvio che durerà fino all'alba (e il locale in cui eravamo era privo di tetto, ergo i nostri pensieri vanno ai poveri musici ed ai loro strumenti, ma solo i pensieri, ché i corpi restano stesi nel letto - io - e nell'amaca - Paola).

Al mattino lei deve raggiungere Playa del Carmen per cominciare un nuovo lavoro, io la saluto e parto per Bacalar, dove in teoria mi aspetta Edmundo. Dico "in teoria" perché non ha risposto ai miei ultimi messaggi, ed io non so se e quando sarà libero dal lavoro, quindi intanto vado e poi si vedrà.

Raggiunto lo zocalo passo dall'ufficio del turismo e lascio in custodia il mio zaino grande ricevendo (in cambio?) un pò di dritte sul luogo (peccato che, essendo lunedì, il forte ed il museo siano chiusi). Si rimette a piovere, io mi metto sotto la pagoda nel parco e navigo in internet cercando di trovare una strada attraverso Belize e Guatemala (il mio itinerario è ancora fumoso, a dir poco, almeno dopo i primi 7-8 giorni); quando smette, vado a farmi un giro lungo la strada che circonda la Laguna dei 7 Colori (il motivo per cui sono venuto qui), che effettivamente è molto bella anche se forse le sfumature di blu non sono proprio sette. Vado a fare un pò di spesa per mangiare, ritorno a prendere lo zaino e - carramba che sorpresa! - scopro che il tipo dell'ufficio informazioni è Edmundo (a mia discolpa, la foto che ha messo in CS è stravecchia, e aveva pure una bandana in testa; a sua discolpa, non trovo niente, è stato abbastanza fesso a non dirmi che lavorava lì, e lo ammette lui stesso); purtroppo, devo attendere ancora, perché ha un incontro di lavoro straordinario... ad averlo saputo, magari passavo il pomeriggio in spiaggia, ma in realtà con la pioggia non ne avrei goduto molto.

Finito l'incontro, mi accompagna al campeggio che gestisce con la sua famiglia, e qui trovo l'altro suo ospite CS Martin, austriaco, con una ragazza tedesca e due canadesi che stanno facendo un barbeque condivididendo il cibo che hanno. Aggiungo anche il poco che mi è rimasto (ma i nachos e l'avocado paiono essere ben apprezzati) e, dopo aver sistemato la mia roba nella tenda che don José, il custode del campo, mi aveva già montato, mi unisco a loro, mentre il buon Edmundo torna in centro per un'altra riunione.
Il posto è stupendo, almeno per quel che vedo nel buio della notte: silenzioso, qualche lampadina giusto per illuminare il tavolo e i bagni, il resto sono torce con la loro fiamma che si contorce verso il cielo; un cielo pieno di stelle, mentre in basso, sul morbido prato, svolazzano le lucciole. E, poi, la laguna. Laguna dall'acqua trasparente, che ci chiama e ben presto ci attira per una nuotata; si vede il fondo, si vedono le dita dei piedi, tanto l'acqua è limpida e la luna basta a fare luce, e dopo il primo impatto non fa freddo, anzi si sta bene.

Nightswimming deserves a quiet night
I'm not sure all these people understand
It's not like years ago...

Usciti ci asciughiamo e scaldiamo un pochetto al fuoco, che arde ancora; poi, tutti, uno dietro l'altro, vanno a dormire, mentre io resto ancora in piedi per vedere se Edmundo ritorna all'ora che ha detto per fare quattro chiacchiere, ché mi sento un pò colpevole di averne ricevuto le chiavi del paradiso senza poterlo conoscere. Ma quando son le undici non riesco più a tenere gli occhi aperti, e vado a dormire nella mia tenda, e mi risveglio solo al mattino quando la pioggia notturna riesce ad infiltrarsi a mò di gocce che cadono una qui plic! una lì plic! ed io devo cominciare a muovermi a zig zag per evitarle... dopo un pò mi stufo, ed esco, e l'alba non è niente male. Il Messico sembra salutarmi così, ed è un arrivederci!


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inserito il 31/01/2012
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