Il te nel deserto
Una delle mete favorite anche dai giordani, come luogo di vacanza per il finesettimana, è Wadi Rum, una vallata scavata nei millenni dallo scorrere di un fiume nel suolo sabbioso e di roccia granitica nel sud del paese. Anche se, più che per la sua incontestabile bellezza, è nota al mondo per aver fatto da teatro ad alcune delle gesta del tenente colonnello Thomas Edward Lawrence, forse più conosciuto con il soprannome di Lawrence d'Arabia, uno dei capi della rivolta araba che agli inizi del novecento liberò la zona dal gioco del potere ottomano.
Raggiungo il villagio di Disi mentre una tempesta di sabbia rende la visibilità un'opinione, e davanti a quello che pare essere l'unico edificio governativo attendo che arrivi Mosa, il beduino che ha accettato la mia richiesta di ospitalità per qualche giorno. Finalmente, una Toyota 4WD sbuca dai turbini polverosi, e il mio nuovo amico mi da il benvenuto e mi porta fino al suo accampamento, nel deserto. Due lunghe tende di colore scuro, solcate da righe bianche e fatte con resistente lana di capra, addossate ad una parete che a giudicare da dove sono sembra molto alta, sono la sua casa per la maggior parte dell'anno. All'interno, ci sono due altri couchsurfer tedeschi, arrivati a quanto pare un paio di giorni prima. Subito Mosa mi introduce alla cortesia ed alle tradizioni beduine offrendomi un buon te, molto dolce e speziato da una punta di salvia che onestamente lo rende particolarmente buono, preparato su un bracere che fa contemporaneamente da cucina da campo e da impianto di riscaldamento. Mi presento, parliamo un po', poi a metà pomeriggio risaliamo sulla macchina per tornare al paese, per fare un pò di spesa e permettere ai tedeschi di controllare la loro posta elettronica. All'interno della cabina non c'è posto per quattro, io come ultimo arrivato mi offro di stare dietro nel cassone, seduto su una delle panche che Mosa usa per portare in giro i turisti quando ce ne sono; ed il viaggio non è poi così temibile come paventavano i tedeschi, e la sabbia non abrade la mia pelle lasciando solo un povero scheletro. Al ritorno, invece, il freddo e anche un leggero acquazzone cercano di farmi pentire della mia mossa, ma ormai sono in ballo e devo ballare (e poi dentro, come detto, non c'è posto); Mosa dal finestrino mi passa la sua giacca jeans, con la quale mi copro il fianco sinistro, quello più esposto. Arriviamo sani e salvi all'accampamento, e mentre fuori piove e tira vento noi dentro ci godiamo la cenetta preparata dal nostro ospite. Arriva pure un altro beduino, conoscente di Mosa e, a quanto scopriamo dopo, intimo amico della ragazza tedesca, che evidentemente nei suoi tre mesi trascorsi in questi paesi non ha solo visitato rovine e deserti: quando ad un certo punto i due escono per ritirarsi nell'auto del tipo, tra noi tre rimasti attorno al fuoco cala un silenzio imbarazzato che cerchiamo di rompere con della conversazione spicciola... Mi spiace davvero per Mosa: ritengo veramente poco gentile farsi ospitare da qualcuno e poi senza dire niente sparire a quel modo... Credo ci sia rimasto davvero male.
Il giorno seguente, i due tedeschi se ne vanno presto, in autostop verso Amman. Mosa conferma i miei dubbi del giorno prima, dicendomi di non essersi sentito a suo agio e di voler rivedere la sua politica dell'ospitalità a gente troppo giovane per capire veramente che CouchSurfing non è solo un modo per avere un letto gratis; io cerco di fargli cambiare idea, ma non è facile... Dopo un'ora arriva una telefonata della ragazza, che ha dimenticato passaporto e soldi da qualche parte al campo.
Sarebbe il momento giusto per dirle che purtroppo non si trovano, ma li rinveniamo sotto uno dei materassi e siamo troppo onesti per non avvertirla (sarà poi il beduino della sera prima a passare a prenderli per farglieli avere, in quale modo non ci interessa proprio). Io vado a farmi una camminata nel deserto per visitare alcuni punti che mi ha consigliato il mio ospite. Camminare sulla sabbia non è facile, bisogna trovare i punti in cui si è formata un pò di crosta perché così si avanza più speditamente, seguire le orme dei cammelli non serve a molto perché loro con le zampe che si ritrovano possono passeggiare tranquillamente anche sulla sabbia soffice. Il sole è alto, e le formazioni rocciose dei dintorni assumono forme e colori stupendi tra giochi di luci ed ombre. Arrivo ad un punto dove sono visibili delle incisioni rupestri, probabilmente di origine nabatea, a quanto pare meta preferita di molte delle escursioni che si fanno in questa parte del Rum (c'è pure un bel gruppetto di italiani, caciaroni ed allegri come al solito). Poi, riesco a perdermi: dovevo limitarmi ad aggirare una montagna, ma a quanto pare non vedo la vallata per cui dovevo tornare e prendo quella successiva, che mi fa fare una mezz'ora di cammino in più niente di grave, quindi, e forse qualcosa di guadagnato dall'incontro fortuito con una signora che, a a dorso di mulo assieme al figlioletto, porta a pascolare le capre, o da quello con una lucertola che cerca di mimetizzarsi sotto i rami di un cespuglio. Raggiunto il campo, con Mosa vado al villaggio, lui è in attesa di due nuovi ospiti ed anch'io spero che arrivino per poter condividere un'escursione in macchina nel deserto. Ma non siamo fortunati, nè lui nè io, e ci consoliamo acquistando un pollo da arrostire alla sera (dopo averlo debitamente scongelato, il che comporterà ripetuti bagni in acqua calda) e andando a vedere il tramonto sui monti che si colorano di tutte le gradazioni del rosso.
È il mio ultimo giorno qui, e il mio amico mi da un passaggio fino al centro visitatori, da cui partono tutti i tour nella parte di Rum (l'altra parte, quella di Disi, al momento come detto non ha viaggiatori indipendenti). Attendo un pò nel parcheggio, cercando di non badare ai ripetuti inviti di varie "guide" a cercare di creare un gruppo con eventuali altri turisti truffandoli sul prezzo per poter andare io gratis. Alla fine, riesco comunque a mettere assieme altri due italiani e due francesi, e con una guida assegnataci ufficialmente dal parco partiamo per un'escursione di cinque ore. A parte le località associate quasi certamente in modo falso a Lawrence, tipo "la sorgente di Lawrence" e "la casa di Lawrence", in realtà rispettivamente un abbeveratoio per cammelli ed alcuni ruderi, ci godiamo dei panorami spettacolari, tra ponti di roccia (su uno dei quali ci inerpichiamo pure, dopo esserci assicurati della sua solidità) e dune sabbiose dove è fantastico correre, canyon creati dall'acqua e usati come lavagne da popoli passativi secoli prima e formazioni rocciose dall'aspetto bizzarro che l'incessante azione degli elementi ha contribuito a forgiare. E, rintuzzati i tentativi della nostra guida di modificare o accorciare l'itinerario concordato, torniamo al punto di partenza sommariamente lieti di come abbiamo investito la giornata (ed i nostri soldi). Con i due italiani, Massimiliano e Martina, raggiungo sulla loro auto un punto sulla strada per Disi, da cui ci incamminiamo nel deserto per andare a vedere il tramonto. Non raggiungiamo il posto "sancito" sulle mappe, ma forse ne troviamo uno addirittura migliore, da cui possiamo vedere i cambiamenti di colore non solo dei monti ma anche della piana desertica... che, poi, i tramonti qui sono questo, perché l'assenza completa di nuvole fa sì che in realtà il disco solare scenda all'orizzonte senza colorare il cielo come siamo abituati a vedere. Mosa passa a prendermi a Disi, torniamo assieme all'accampamento e vi passiamo un'ultima notte, prima della mia partenza alla volta di Wadi Mousa, il villaggio giordano all'ingresso di Petra.
Nota bene:
tra i siti visitati durante l'escursione nel deserto di Wadi Rum valgono sicuramente la pena il canyon Khazali, i ponti di roccia Burdah e Um Frouth, le iscrizioni di Anfashieh e le dune di sabbia (indicate nelle mappe come punto 4); essenzialmente da scartare invece tutti i punti che hanno a che fare con Lawrence, sulla cui veridicita' ci sono pure molti dubbi; in aggiunta, consiglio le iscrizioni di Alameleh, e poi i tramonti possibilmente dalla zona verso Disi
tra i siti visitati durante l'escursione nel deserto di Wadi Rum valgono sicuramente la pena il canyon Khazali, i ponti di roccia Burdah e Um Frouth, le iscrizioni di Anfashieh e le dune di sabbia (indicate nelle mappe come punto 4); essenzialmente da scartare invece tutti i punti che hanno a che fare con Lawrence, sulla cui veridicita' ci sono pure molti dubbi; in aggiunta, consiglio le iscrizioni di Alameleh, e poi i tramonti possibilmente dalla zona verso Disi
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inserito il 19/02/2011
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