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Gherebelde fefferete, e e fenghe effettete
Arrivo a Montevideo, e vengo catapultato nel bel mezzo del carnevale uruguagio, con i suoi suoni e colori e la sua satira piccante... sembra un misto di quello che sono i carnevali brasiliano, veneziano, viareggino e di Buenos Aires: per le strade, le "llamadas" mostrano gruppi che danzano al ritmo di musica tambureggiante, in maniera più o meno organizzata; ma è nei teatri di quartiere, e soprattutto nel grande Teatro Estivo che gruppi teatrali che lavorano per tutto l'anno nella preparazione dei loro spettacoli danno il meglio di sè: balli, canti, quasi musical per 40 minuti ininterrotti con costumi sfavillanti, con storie narrate e favoleggiate, mimate e cantate, mentre il pubblico segue estasiato e qualcuno che già sa i testi li ripete assieme ai murgaioli (o murghisti?).
Questo durante le notti; di giorno, invece, scopro alcune delle parti di questa città che ospita all'incirca metà della popolazione del Paese. Costruita su una sorta di istmo, circondata dall'acqua, possiede un centro storico molto grande e interessante, anche se il fatto che molti musei siano chiusi per le ferie estive o per ristrutturazione rende le mie peregrinazioni più lunghe del previsto. Quel che si vede, comunque, vale la pena: lo stupendo teatro Solis, il Parlamento che è enumerato tra i 5 più belli del mondo (ovviamente, architetto e materiali sono italiani...), la altissima torre della compagnia di telecomunicazioni (da cui si gode un panorama stupendo del porto, altrimenti inaccessibile ai pedoni); e poi i ristorantini del porto, dove con Eduardo e Karine andiamo a mangiare una deliziosa "parrilla", e il buon spettacolo del planetario (immancabile, nelle mie visite alle grandi città), le "ramblas" lungo la costa dove la gente va a fare jogging o solamente a sorbire un mate, e il "monte" da cui la città prende nome (e che in realtà è una collina di poco più di un centinaio di metri).
L'incontro con gli esperantisti locali è molto allegro, li visito durante una classe del loro corso e poi andiamo tutti a bere qualcosa di fresco in un bar, e ci reincontriamo ancora la notte successiva allo spettacolo carnascialesco (con molta fortuna, credo di aver visto i due migliori gruppi di quest'anno: Cortidores de Hongos, e Agarrate Catalina; ovviamente, ho filmato e fotografato...).
La madre di Eduardo ci vizia con pizza casalinga, io nonostante le mie visite ai "tenedores libres" non posso dire di no (non vorrei offendere...) e così credo che nei prossimi giorni dovrò tirare un pò la cinghia per rimettermi in forma... anche perché voglio andare in spiaggia (a voi la neve, a me la sabbia!).
E Garibaldi? Garibaldi fufferito, fufferito ad una gamba, Garibaldi che comanda, che comanda i suoi soldà... visse qui, mi dicono, e c'è pure una casa (debitamente chiusa per restauri) a testimoniarlo; pare, si dice, si mormora, che un suo figlio nacque qui... ma chi la fa da padre/padrone è il generale Artigas, che con i suoi 33 valorosi (che poi non erano 33) liberò l'Uruguay dal giogo straniero e lo rese a ... a chi? Dubbio atroce, perché l'impressione che mi son fatto io è che prima dell'Uruguay non esistessero gli uruguagi... Beh, comunque gli hanno dedicato strade, statue, piazze e monete... niente male, per un gaucho, no?
Questo durante le notti; di giorno, invece, scopro alcune delle parti di questa città che ospita all'incirca metà della popolazione del Paese. Costruita su una sorta di istmo, circondata dall'acqua, possiede un centro storico molto grande e interessante, anche se il fatto che molti musei siano chiusi per le ferie estive o per ristrutturazione rende le mie peregrinazioni più lunghe del previsto. Quel che si vede, comunque, vale la pena: lo stupendo teatro Solis, il Parlamento che è enumerato tra i 5 più belli del mondo (ovviamente, architetto e materiali sono italiani...), la altissima torre della compagnia di telecomunicazioni (da cui si gode un panorama stupendo del porto, altrimenti inaccessibile ai pedoni); e poi i ristorantini del porto, dove con Eduardo e Karine andiamo a mangiare una deliziosa "parrilla", e il buon spettacolo del planetario (immancabile, nelle mie visite alle grandi città), le "ramblas" lungo la costa dove la gente va a fare jogging o solamente a sorbire un mate, e il "monte" da cui la città prende nome (e che in realtà è una collina di poco più di un centinaio di metri).
L'incontro con gli esperantisti locali è molto allegro, li visito durante una classe del loro corso e poi andiamo tutti a bere qualcosa di fresco in un bar, e ci reincontriamo ancora la notte successiva allo spettacolo carnascialesco (con molta fortuna, credo di aver visto i due migliori gruppi di quest'anno: Cortidores de Hongos, e Agarrate Catalina; ovviamente, ho filmato e fotografato...).
La madre di Eduardo ci vizia con pizza casalinga, io nonostante le mie visite ai "tenedores libres" non posso dire di no (non vorrei offendere...) e così credo che nei prossimi giorni dovrò tirare un pò la cinghia per rimettermi in forma... anche perché voglio andare in spiaggia (a voi la neve, a me la sabbia!).
E Garibaldi? Garibaldi fufferito, fufferito ad una gamba, Garibaldi che comanda, che comanda i suoi soldà... visse qui, mi dicono, e c'è pure una casa (debitamente chiusa per restauri) a testimoniarlo; pare, si dice, si mormora, che un suo figlio nacque qui... ma chi la fa da padre/padrone è il generale Artigas, che con i suoi 33 valorosi (che poi non erano 33) liberò l'Uruguay dal giogo straniero e lo rese a ... a chi? Dubbio atroce, perché l'impressione che mi son fatto io è che prima dell'Uruguay non esistessero gli uruguagi... Beh, comunque gli hanno dedicato strade, statue, piazze e monete... niente male, per un gaucho, no?
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inserito il 16/02/2006
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