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Galapagos #2: Inferno fotografico in Paradiso
... l'asciugo, la proteggo, rimetto a caricare le batterie, ma la mia macchina non vuole saperne di rimettersi a fare il suo lavoro (o, perlomeno, di ritirare il collo che ancora sporge). Decido di aspettare un po', per vedere se la cosa si mette a posto da sola (?!).
Il giorno seguente, dopo aver contrattato allo stremo sul prezzo, i due spagnoli ed io salpiamo su una lancia, lasciando San Cristobal per l'isola centrale, Santa Cruz. Il tragitto è meno bagnato del previsto, ma in compenso mentre scaricano i bagagli riescono a strappare la copertura impermeabile del mio zaino; faccio le mie belle rimostranze, ma ci vuole l'intervento di un ufficiale della marina ecuadoriana per convincere il capitano ad assumersi le sue responsabilità ed a pagare il danno (la sua prima risposta era stata "beh, nel momento in cui sali sulla lancia sai che devi assumerti dei rischi...").
Ci sistemiamo (io, in un luogo pessimo che lascio la mattina dopo causa rumori molesti notturni e proprietario rincoglionito che, svegliandomi 1 ora e mezza prima di quanto richiestogli - la differenza è rimarcata dal fatto che stiamo parlando delle 5 del mattino, quando tutto è ancora buio! -, si permette di ricordarmi che "se voglio alzarmi presto la mattina dovrei andare a letto prima la sera, e non chiedere cortesemente di essere svegliato"...), e poi decidiamo il piano d'azione per i prossimi giorni.
Con sapienti mosse, riusciamo a visitare senza svenarci i tunnel di lava, la riserva in cui vivono le tartarughe giganti, le baie circostanti il villaggio di Puerto Ayora (dove rinuotiamo con i leoni marini, ai quali aggiungiamo giusto per simpatia squali e razze - ben più grandi di quelle incontrate in Polinesia Francese), e soprattuto la splendida baia Tortuga, dove la sabbia finissima incornicia le onde su cui fanno surf i nostri amici pinnipedi. La Stazione Scientifica Charles Darwin ci permette di vedere anche iguane terrestri, nonché il solitario George, ultima tartaruga della sua specie, che da più di un decennio non ne vuole sapere di accoppiarsi con le femmine che gli propongono; io, giusto per curiosità, chiedo informazioni sulla possibilità di lavoro volontario, e mi dicono che esiste ma si richiedono 6 mesi di disponibilità e che sono molto pochi i costi che vengono coperti...
Nel frattempo, cattive notizie sul fronte fotografico: grazie all'aiuto di un commerciante locale, Wilfredo, smonto e ripulisco la macchina, ma anche così non ne vuole sapere di funzionare. Ora, capitemi: mi trovo in un luogo in cui la capacità delle mie schede di memoria sarebbe messa alla prova dagli scatti che potrei fare, e devo limitarmi alle 27 pose delle macchine subacquee usa-e-getta... son frustrazioni, credetemi! Ogni angolo propone una nuova immagine, lo zoom si rende necessario per avvicinarsi ad animali che son sì mansueti ma non stupidi, ed io con quella cosa di plastica... brrr, mi vengono i brividi ogni volta che ci penso...
E niente da fare anche sul fronte dei viaggi in barca: di offerte ce ne sono, ma solo sulle barche più costose, mentre quelle economiche sono piene fino all'inverosimile...
Conosciamo altri spagnoli, uno è qui per un lavoro di ricerca e gli altri a fargli compagnia, ci invitano a cena e poi facciamo alcune escursioni assieme. Nel frattempo, Ricardo e Mercedes ripartono, ed io resto da solo con in mente un paio di immersioni e poi un nuovo spostamento all'isola Isabela...
Il giorno seguente, dopo aver contrattato allo stremo sul prezzo, i due spagnoli ed io salpiamo su una lancia, lasciando San Cristobal per l'isola centrale, Santa Cruz. Il tragitto è meno bagnato del previsto, ma in compenso mentre scaricano i bagagli riescono a strappare la copertura impermeabile del mio zaino; faccio le mie belle rimostranze, ma ci vuole l'intervento di un ufficiale della marina ecuadoriana per convincere il capitano ad assumersi le sue responsabilità ed a pagare il danno (la sua prima risposta era stata "beh, nel momento in cui sali sulla lancia sai che devi assumerti dei rischi...").
Ci sistemiamo (io, in un luogo pessimo che lascio la mattina dopo causa rumori molesti notturni e proprietario rincoglionito che, svegliandomi 1 ora e mezza prima di quanto richiestogli - la differenza è rimarcata dal fatto che stiamo parlando delle 5 del mattino, quando tutto è ancora buio! -, si permette di ricordarmi che "se voglio alzarmi presto la mattina dovrei andare a letto prima la sera, e non chiedere cortesemente di essere svegliato"...), e poi decidiamo il piano d'azione per i prossimi giorni.
Con sapienti mosse, riusciamo a visitare senza svenarci i tunnel di lava, la riserva in cui vivono le tartarughe giganti, le baie circostanti il villaggio di Puerto Ayora (dove rinuotiamo con i leoni marini, ai quali aggiungiamo giusto per simpatia squali e razze - ben più grandi di quelle incontrate in Polinesia Francese), e soprattuto la splendida baia Tortuga, dove la sabbia finissima incornicia le onde su cui fanno surf i nostri amici pinnipedi. La Stazione Scientifica Charles Darwin ci permette di vedere anche iguane terrestri, nonché il solitario George, ultima tartaruga della sua specie, che da più di un decennio non ne vuole sapere di accoppiarsi con le femmine che gli propongono; io, giusto per curiosità, chiedo informazioni sulla possibilità di lavoro volontario, e mi dicono che esiste ma si richiedono 6 mesi di disponibilità e che sono molto pochi i costi che vengono coperti...
Nel frattempo, cattive notizie sul fronte fotografico: grazie all'aiuto di un commerciante locale, Wilfredo, smonto e ripulisco la macchina, ma anche così non ne vuole sapere di funzionare. Ora, capitemi: mi trovo in un luogo in cui la capacità delle mie schede di memoria sarebbe messa alla prova dagli scatti che potrei fare, e devo limitarmi alle 27 pose delle macchine subacquee usa-e-getta... son frustrazioni, credetemi! Ogni angolo propone una nuova immagine, lo zoom si rende necessario per avvicinarsi ad animali che son sì mansueti ma non stupidi, ed io con quella cosa di plastica... brrr, mi vengono i brividi ogni volta che ci penso...
E niente da fare anche sul fronte dei viaggi in barca: di offerte ce ne sono, ma solo sulle barche più costose, mentre quelle economiche sono piene fino all'inverosimile...
Conosciamo altri spagnoli, uno è qui per un lavoro di ricerca e gli altri a fargli compagnia, ci invitano a cena e poi facciamo alcune escursioni assieme. Nel frattempo, Ricardo e Mercedes ripartono, ed io resto da solo con in mente un paio di immersioni e poi un nuovo spostamento all'isola Isabela...
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inserito il 27/09/2005
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