Dopo quanto è successo, non me la sono sentita di aggregarmi ai festeggiamenti che, imperterriti, andavano avanti come se niente fosse. Ergo, ho messo insieme una cena con tutto quello che avevo avanzato (il fatto che il giorno dopo sarei partito per l'isola di Atiu mi ha convinto a svuotare il frigorifero), e poi ho letto un libro finché le palpebre mi hanno detto di voler andare a dormire. Credo che gli altri ospiti dell'ostello mi abbiano considerato un asociale, non essendomi aggregato al loro banchetto (a base di pesce) sulla balconata antistante la spiaggia, ma chissà perché ho pensato che destinare i soldi risparmiati ad una delle raccolte fondi (ho scelto quella dell'Unicef, pregandoli di inviare i soldi allo SriLanka) era un modo un pò più degno (no, non è la parola corretta... diciamo più attinente al mio modo di pensare) di agire.

Se poi volete la cronaca dei botti, onestamente c'è poco da raccontare: credo che il costo da queste parti sia abbastanza elevato, come per tutte le cose; quindi, dopo 3 o 4 fuochi che si riflettevano sulle onde calme del mare, tutti i resort hanno più o meno esaurito la loro scorta.

Molta più attività c'è stata la sera prima, durante una delle innumerevoli notti isolane: i locali sono noti in tutto il sud pacifico per la loro abilità come ballerini, e devo dire che il nome è meritato... vestite di drappi colorati e noci di cocco, le ragazze (e le donne, e le bambine) agitano con grazie e rapidità i posteriori ornati di fresche verdi frasche, facendo pensare all'azione di un frullatore... ed i maschi non sono da meno: quelli più agili son lì sulla pista, a scuotere le loro gambe come forsennati e a fare mosse intimidatorie tipiche della cultura maori (manca solo la lingua fuori, il resto c'è tutto!), mentre "gli anziani" percuotono ritmicamente pezzi di legno con l'abilità dei migliori batteristi mondiali. Ed ogni sera, in un locale diverso, nuovi gruppi si danno il cambio per danzare, danzare, danzare.