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A spasso con Daisy... ops, con Shane
È stata una settimana stramba. Stramba e divertente, allo stesso tempo. Shane, la macchina di scorta dei suoi, ed io, in giro per lo Stato Victoria.
Abbiamo cominciato domenica, dopo la patagruelica colazione con i suoi fratelli e sorelle, imboccando la Great Ocean Road... qualcuno diceva che ci sono un certo numero di strade famose nel mondo: la Route 66, la Great Ocean Road, la Road To Nowhere... ok, non sono poi così tante... ma queste poche centinaia di chilometri che si dipanano lungo la costa meridionale dell'Australia, tra Melbourne ed Adelaide, sono una sorta di obbligatoria attrazione turistica: la vista che si gode della costa frastagliata e dei frangenti che vi si scagliano contro è davvero stupenda; è una strada da sorbire con lentezza, senza fare le corse dei tour da 16 ore, fermandosi in una serie di paesini in cui non vorresti mai andare a vivere ma che per una sosta sono l'ideale, con la loro onnipresente teoria di fish'n'chips, gelaterie, boutique e negozi di libri. E, poi, ci sono le attrazioni geologiche: formazioni spettacolari, create dal vento e dal mare, con ponti e spuntoni e quei dodici faraglioni che tutti conoscono come i 12 Apostoli.
Il tempo, leggermente inclemente, alternava nuvoloni e pioggerella a sprazzi di sole, tutto innaffiato da continui sbuffi di vento. Ma noi avevamo l'altro, di tempo, e così ce la siamo presa calma, aspettando il sole quando spariva e sperando in un tramonto che non è mai arrivato sui santi seguaci del Cristo. La notte nell'anonima Port Campbell, dove tutto chiude prima delle 20 perché non è ancora stagione, e dove noi ceniamo a pezzi di focaccia e latte acquistati nel pomeriggio (ed io comincio la lettura del seguito de Le Ceneri di Angela, 'Tis, che ho trovato giusto oggi in un negozietto) ha concluso una giornata affascinante.
Lunedì mattina, siamo ritornati indietro di una dozzina di chilometri (appropriato!) per fotografare gli apostoli con una luce migliore... fatto!
Poi, siamo ripartiti, ed arrivati a Warrnamboo abbiamo deviato verso l'interno, alla volta dei Grampiani.
Trattasi di un parco nazionale istituito intorno ad una serie di montagnette (che prendono il nome dagli equivalenti scozzesi), con tanto di foreste e camminate e cascate e tutto quello che serve per passare qualche giorno in completo relax. Lungo la via, ci siamo fermati per una piccola escursione ad una cascata vicino a Victoria Valley, e poi abbiamo raggiunto Halls Gap, punto centrale e cittadina più popolosa. Pranzo, e poi Shane mi guida lungo uno dei suoi sentieri preferiti, lungo le pozze dei Venus Baths e poi su su arrampicandoci lungo un costone liscio e molto ma molto pendente. La vista delle due vallate dall'alto è molto bella, ed è tutta per noi: non c'è infatti la ressa che troveremo l'indomani, su un'altra vetta.
Tornati giù, salutiamo un pò di cangurotti che pascolano contenti, e raggiugiamo il B&B gestito da dei cugini del mio amico, che ci ospiteranno per la notte. Con loro apprezziamo la frescura del tardo pomeriggio nel giardino, e poi andiamo a cena nell'unico pub della zona, dove ci raggiungono altri loro ospiti (uno in ritardo, avendo avuto una collisione con uno sfortunato marsupiale zampettante che gli ha devastato la macchina). La notte, in due in un appartamento per 7, è leggerissimamente più confortevole che quella precedente nell'ostello...
Al mattino colazione non troppo pesante, e poi - salutati i nostri ospiti - ritorniamo in paese e ci incamminiamo per un'altra escursioncina, 4 ore (ritorno) lungo la Wonderland range fino al Pinnacle da cui si gode un'altra vista stupenda (insieme a qualche decina di altri escursionisti). Torniamo a valle, pranziamo e poi ci rimettiamo in macchina, per tornare a Melbourne. La sera ci concediamo il lusso di un ristorante vietnamita, e qui cominciano i guai: il mattino dopo, il mio stomaco dolora in modo terribile, e alcuni infruttuosi tentativi mi convincono a non allontanarmi più di 300 metri da una toilette... ergo, resto bloccato in casa tutto il giorno. Cosa sia stato, non lo so: Shane non pare accusare nessun sintomo, quindi io mi limito ad imbottirmi di pilloline ai fermenti lattici e a sperare per il meglio.
Giovedì, effettivamente, va meglio, così mi avventuro in centro, per gli ultimi acquisti prima dell'invio del paccone a casa. La cosa più difficile da fare è trovare uno scatolone, pare che tutti i supermercati abbiano disponibili solo dimensioni ridotte, mi salvo visitando il Victoria Market dopo la chiusura. Nel frattempo, usando come scusa morale la mia convalescenza ho passato due ore nella biblioteca centrale, sala multimediale, a giocare al computer (internet te la concedono solo per mezz'ora, ma se vuoi perdere il tuo tempo giocando a football o altro sono ben lieti di darti un maxischermo... strani, questi australiani).
Venerdì è il giorno della spedizione: impiego 3 ore a dividere i pacchetti, etichettarli, preparare i bigliettini, portare tutto alla posta, pesare ogni singolo oggetto (perché?, domando io: tanto, alla fine quel che conta è il peso finale... 130 dollari per liberarmi di 13 chili e mezzo di roba, mi pare uno scambio equo), sigillare tutto con metri di scotch, e consegnare alla povera postina cinese di turno. Poi, Shane, contento perché gli han confermato che comincia a lavorare la settimana prossima, si offre di festeggiare il mio recupero con un altro giro lungo la costa, fino ad una delle due punte della baia di Melbourne; è così che raggiugiamo Sorrento (!), ascoltando per radio l'andamento di una partita di cricket (che finirà domenica!!!) e scoprendo il primo parco nazionale australiano che chiude alle 17 e per Natale (Shane è incredulo, e fotografa pure il cartello). Devo recuperare energie, siamo affamati, e così al ritorno passiamo da un supermercato e acquisto un pò di generi alimentari per la cena: 700 grammi di tortellini (in due), con panna e prosciutto... riusciamo a finirli, il che attesta la bontà della scelta.
Il sabato vò in giro da solo per il centro, visito un pò di luoghi come Chinatown ed i Fitzoy Gardens (con curiose fontane e alberi delle fate), e poi incontro Krisztina (finalmente: è una settimana che rimandiamo): si tratta di una delle due ragazze ungheresi conosciute ad Hervey Bay qualche mese fa. Mi trascina in giro perché deve fare shopping, e poi andiamo a casa sua dove parliamo di NZ e Polinesia finché non torna anche la sorella Katalin e ceniamo (blocco all'ultimo minuto la sua pasta tonno e piselli, per fortuna aveva un altro sugo disponibile!). Durante la cena racconto loro delle mie avventure in terra neozelandese, ed il tempo vola, e al termine ci rimane solo una quarantina di minuti prima del mio treno e in questo tempo riescono a subissarmi di domande su argomenti diversi (miii, ed io che speravo in un pacifico sabato sera... ^-^).
Ed è di nuovo domenica. Colazione al solito posto (si aggiungono nuovi fratelli, i cugini dei Grampiani, altra gente che non conosco - erano tutti andati la sera prima in un pub per festeggiare il compleanno di uno dei Coffey), e poi in 5 ci imbarchiamo in macchina alla volta di Phillip Island. Il mio motivo: andare a vedere i pinguini che tornano dal mare; il motivo degli altri (che i pinguini li conoscono ormai per nome): passare una domenica rilassante. Le due cose collimano, e quindi - dopo un'ora e mezza di guida - ce la spassiamo giocando a fresbee in spiaggia, guardando le corse di cani e cavalli in un pub, sbirciando nelle vetrine delle agenzie immobiliari, visitando delle scogliere stupende dove migliaia di uccelli marini nidificano, duellano, imparano a volare e a relazionarsi con gli umani, e passeggiando sui moli di questa piccola isola che tanti turisti e locali attira. Alle 19, però, mi portano al centro visitatori, dove afferro un posto in poleposition e attendo, come tutti, il tramonto: è allora che i piccoli pennuti, dopo una giornata spesa a nuotare e pescare nel mare, tornano ai loro nidi per nutrire i piccoli.
La scena tipica è: gruppetto di pinguini che arriva a riva, più spinto che a cavallo delle onde, e gabbiani (bastardi!) che tentano di scacciarli dalla "loro" spiaggia; la maggior parte delle volte, i pinguini se la fan sotto e tornano al mare, aspettando l'arrivo di un contingente più numeroso per contare sul numero e lanciarsi attraverso i 20-30 metri di spiaggia fino alla copertura dei cespugli; altre volte, invece, qualche pinguino particolarmente coraggioso si butta a testa bassa verso i gabbiani, incornandoli e spingendoli a lato, ed è allora che tutti gli altri escono di corsa dall'acqua e come pazzi sciamano al sicuro... 1 ora così, seduti su gradoni ricoperti di sabbia, guardando una spiaggia illuminata da grandi fari, e lo spasso (credetemi) è assicurato!
Al termine, Shane ci riporta tutti a casa, dove ci abbuffiamo di nachos pomodori e panna (avanzata dai tortellini).
Abbiamo cominciato domenica, dopo la patagruelica colazione con i suoi fratelli e sorelle, imboccando la Great Ocean Road... qualcuno diceva che ci sono un certo numero di strade famose nel mondo: la Route 66, la Great Ocean Road, la Road To Nowhere... ok, non sono poi così tante... ma queste poche centinaia di chilometri che si dipanano lungo la costa meridionale dell'Australia, tra Melbourne ed Adelaide, sono una sorta di obbligatoria attrazione turistica: la vista che si gode della costa frastagliata e dei frangenti che vi si scagliano contro è davvero stupenda; è una strada da sorbire con lentezza, senza fare le corse dei tour da 16 ore, fermandosi in una serie di paesini in cui non vorresti mai andare a vivere ma che per una sosta sono l'ideale, con la loro onnipresente teoria di fish'n'chips, gelaterie, boutique e negozi di libri. E, poi, ci sono le attrazioni geologiche: formazioni spettacolari, create dal vento e dal mare, con ponti e spuntoni e quei dodici faraglioni che tutti conoscono come i 12 Apostoli.
Il tempo, leggermente inclemente, alternava nuvoloni e pioggerella a sprazzi di sole, tutto innaffiato da continui sbuffi di vento. Ma noi avevamo l'altro, di tempo, e così ce la siamo presa calma, aspettando il sole quando spariva e sperando in un tramonto che non è mai arrivato sui santi seguaci del Cristo. La notte nell'anonima Port Campbell, dove tutto chiude prima delle 20 perché non è ancora stagione, e dove noi ceniamo a pezzi di focaccia e latte acquistati nel pomeriggio (ed io comincio la lettura del seguito de Le Ceneri di Angela, 'Tis, che ho trovato giusto oggi in un negozietto) ha concluso una giornata affascinante.
Lunedì mattina, siamo ritornati indietro di una dozzina di chilometri (appropriato!) per fotografare gli apostoli con una luce migliore... fatto!
Poi, siamo ripartiti, ed arrivati a Warrnamboo abbiamo deviato verso l'interno, alla volta dei Grampiani.
Trattasi di un parco nazionale istituito intorno ad una serie di montagnette (che prendono il nome dagli equivalenti scozzesi), con tanto di foreste e camminate e cascate e tutto quello che serve per passare qualche giorno in completo relax. Lungo la via, ci siamo fermati per una piccola escursione ad una cascata vicino a Victoria Valley, e poi abbiamo raggiunto Halls Gap, punto centrale e cittadina più popolosa. Pranzo, e poi Shane mi guida lungo uno dei suoi sentieri preferiti, lungo le pozze dei Venus Baths e poi su su arrampicandoci lungo un costone liscio e molto ma molto pendente. La vista delle due vallate dall'alto è molto bella, ed è tutta per noi: non c'è infatti la ressa che troveremo l'indomani, su un'altra vetta.
Tornati giù, salutiamo un pò di cangurotti che pascolano contenti, e raggiugiamo il B&B gestito da dei cugini del mio amico, che ci ospiteranno per la notte. Con loro apprezziamo la frescura del tardo pomeriggio nel giardino, e poi andiamo a cena nell'unico pub della zona, dove ci raggiungono altri loro ospiti (uno in ritardo, avendo avuto una collisione con uno sfortunato marsupiale zampettante che gli ha devastato la macchina). La notte, in due in un appartamento per 7, è leggerissimamente più confortevole che quella precedente nell'ostello...
Al mattino colazione non troppo pesante, e poi - salutati i nostri ospiti - ritorniamo in paese e ci incamminiamo per un'altra escursioncina, 4 ore (ritorno) lungo la Wonderland range fino al Pinnacle da cui si gode un'altra vista stupenda (insieme a qualche decina di altri escursionisti). Torniamo a valle, pranziamo e poi ci rimettiamo in macchina, per tornare a Melbourne. La sera ci concediamo il lusso di un ristorante vietnamita, e qui cominciano i guai: il mattino dopo, il mio stomaco dolora in modo terribile, e alcuni infruttuosi tentativi mi convincono a non allontanarmi più di 300 metri da una toilette... ergo, resto bloccato in casa tutto il giorno. Cosa sia stato, non lo so: Shane non pare accusare nessun sintomo, quindi io mi limito ad imbottirmi di pilloline ai fermenti lattici e a sperare per il meglio.
Giovedì, effettivamente, va meglio, così mi avventuro in centro, per gli ultimi acquisti prima dell'invio del paccone a casa. La cosa più difficile da fare è trovare uno scatolone, pare che tutti i supermercati abbiano disponibili solo dimensioni ridotte, mi salvo visitando il Victoria Market dopo la chiusura. Nel frattempo, usando come scusa morale la mia convalescenza ho passato due ore nella biblioteca centrale, sala multimediale, a giocare al computer (internet te la concedono solo per mezz'ora, ma se vuoi perdere il tuo tempo giocando a football o altro sono ben lieti di darti un maxischermo... strani, questi australiani).
Venerdì è il giorno della spedizione: impiego 3 ore a dividere i pacchetti, etichettarli, preparare i bigliettini, portare tutto alla posta, pesare ogni singolo oggetto (perché?, domando io: tanto, alla fine quel che conta è il peso finale... 130 dollari per liberarmi di 13 chili e mezzo di roba, mi pare uno scambio equo), sigillare tutto con metri di scotch, e consegnare alla povera postina cinese di turno. Poi, Shane, contento perché gli han confermato che comincia a lavorare la settimana prossima, si offre di festeggiare il mio recupero con un altro giro lungo la costa, fino ad una delle due punte della baia di Melbourne; è così che raggiugiamo Sorrento (!), ascoltando per radio l'andamento di una partita di cricket (che finirà domenica!!!) e scoprendo il primo parco nazionale australiano che chiude alle 17 e per Natale (Shane è incredulo, e fotografa pure il cartello). Devo recuperare energie, siamo affamati, e così al ritorno passiamo da un supermercato e acquisto un pò di generi alimentari per la cena: 700 grammi di tortellini (in due), con panna e prosciutto... riusciamo a finirli, il che attesta la bontà della scelta.
Il sabato vò in giro da solo per il centro, visito un pò di luoghi come Chinatown ed i Fitzoy Gardens (con curiose fontane e alberi delle fate), e poi incontro Krisztina (finalmente: è una settimana che rimandiamo): si tratta di una delle due ragazze ungheresi conosciute ad Hervey Bay qualche mese fa. Mi trascina in giro perché deve fare shopping, e poi andiamo a casa sua dove parliamo di NZ e Polinesia finché non torna anche la sorella Katalin e ceniamo (blocco all'ultimo minuto la sua pasta tonno e piselli, per fortuna aveva un altro sugo disponibile!). Durante la cena racconto loro delle mie avventure in terra neozelandese, ed il tempo vola, e al termine ci rimane solo una quarantina di minuti prima del mio treno e in questo tempo riescono a subissarmi di domande su argomenti diversi (miii, ed io che speravo in un pacifico sabato sera... ^-^).
Ed è di nuovo domenica. Colazione al solito posto (si aggiungono nuovi fratelli, i cugini dei Grampiani, altra gente che non conosco - erano tutti andati la sera prima in un pub per festeggiare il compleanno di uno dei Coffey), e poi in 5 ci imbarchiamo in macchina alla volta di Phillip Island. Il mio motivo: andare a vedere i pinguini che tornano dal mare; il motivo degli altri (che i pinguini li conoscono ormai per nome): passare una domenica rilassante. Le due cose collimano, e quindi - dopo un'ora e mezza di guida - ce la spassiamo giocando a fresbee in spiaggia, guardando le corse di cani e cavalli in un pub, sbirciando nelle vetrine delle agenzie immobiliari, visitando delle scogliere stupende dove migliaia di uccelli marini nidificano, duellano, imparano a volare e a relazionarsi con gli umani, e passeggiando sui moli di questa piccola isola che tanti turisti e locali attira. Alle 19, però, mi portano al centro visitatori, dove afferro un posto in poleposition e attendo, come tutti, il tramonto: è allora che i piccoli pennuti, dopo una giornata spesa a nuotare e pescare nel mare, tornano ai loro nidi per nutrire i piccoli.
La scena tipica è: gruppetto di pinguini che arriva a riva, più spinto che a cavallo delle onde, e gabbiani (bastardi!) che tentano di scacciarli dalla "loro" spiaggia; la maggior parte delle volte, i pinguini se la fan sotto e tornano al mare, aspettando l'arrivo di un contingente più numeroso per contare sul numero e lanciarsi attraverso i 20-30 metri di spiaggia fino alla copertura dei cespugli; altre volte, invece, qualche pinguino particolarmente coraggioso si butta a testa bassa verso i gabbiani, incornandoli e spingendoli a lato, ed è allora che tutti gli altri escono di corsa dall'acqua e come pazzi sciamano al sicuro... 1 ora così, seduti su gradoni ricoperti di sabbia, guardando una spiaggia illuminata da grandi fari, e lo spasso (credetemi) è assicurato!
Al termine, Shane ci riporta tutti a casa, dove ci abbuffiamo di nachos pomodori e panna (avanzata dai tortellini).
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inserito il 22/11/2004
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