È la prima sensazione che provo, arrivato a casa: fa freddo. Mia madre e mia sorella sono venute a prendermi in stazione, e mi ragguagliano sulle ultime novità durante il tragitto verso casa. Nina viene a farmi le feste al cancello, mentre Guido (si tratta dei due cani lupo che si degnano di vivere con noi, per chi non li conoscesse) non mi caga neanche di striscio, sicuramente preferendo il caldo della cuccia al freddo del giardino. Brrr, fa proprio freddo (sì, lo so, mi ripeto, ma che volete: dopo tutto 'sto tempo al calduccio...).

Disinnesco lo zaino (il che significa tirar fuori tutte le cose a rischio contaminazione biologica, per poi provvedere in seguito allo stoccaggio del materiale inerte), estrapolo alcuni omaggi (mi sento come Colombo con le perline: adesco gli autoctoni con batik e salse indonesiane in cambio di una cena finalmente esente da riso, spaghettini e pollo fritto con uovo e salsa di arachidi) e riempio lo stomaco (bhe, non troppo: il cibo della Quwait non era speciale ma era abbondante, e sull'aereo ci sono ben poche altre cose da fare oltre a mangiare...). Pane, finalmente pane!
Il sonno, complice il fuso e la stanchezza da viaggio, mi rapisce verso le 22.

Lo shock di stamattina è totale: devo asciugarmi i capelli dopo aver fatto la doccia. Ma come? Fino ad ora mi bastava dare una passata con l'asciugamano alle mie fluenti chiome, ed ora devo passarle sotto il phon per 5 minuti? Ma dove sono capitato?!
Svuoto lo zaino, contatto EuropAssistance e AmericanExpress (questi ultimi, promettono che in cinque giorni cinque mi rimborseranno i traveller's rubati... bah, vediamo... io faccio partire il calendario!).

E, poi, si ricomincia la vita italiana…