Dopo una sosta per imbarcare altri passeggeri a Singapore, l'aereo che mi porta via dal sud-est asiatico viaggia veloce e sicuro nella notte, scavalcando i fusi orari. è mattino quando arriviamo a Quwait City, dove devo aspettare cinque ore per la coincidenza per l'Europa.

è la mia prima volta in Africa, e anche se resto confinato nell'aeroporto respiro un pò del suo sapore. Decine di uomini avvolti in lenzuola bianche mi passano accanto, e le sale di preghiera sembrano moltiplicarsi come funghi. Incrocio persino una donna ninja - io le chiamo così: sono quelle tutte vestite di nero, che si intravedono solo gli occhi. Fuori dalle finestrone, mentre mi gusto il massiccio snack offerto dalla Quwait Airlines ai suoi viaggiatori, vedo sabbia, palme e calore (sapete, quella nebbiolina che si alza dalle superfici ardenti per il sole, che distorce tutto quello che le sta oltre). Dentro, sento musiche arabe ed annunci in arabo, inglese e francese.

Ripartiamo, l'aereo è quasi vuoto, e molti dei pochi viaggiatori proseguiranno per Parigi. Io riesco a guardare un film, e poi mi gusto il panorama splendido che entra dai finestrini: il cielo è tersissimo, e da 10000 metri di quota si vede il terreno dell'Arabia, e poi della Siria (evitiamo strategicamente di sorvolare l'IRAQ ed Israele...) e del Libano, montagne, sabbia, oleodotti e poi ancora sabbia e roccia. Arriviamo sul Mediterraneo, riesco ad intravedere Cipro e poi le nuvole si riappropriano del cielo fino a che non arriviamo a Roma.

L'EuroStar mi porta veloce verso casa, mentre il tramonto infuocato sulle cupole della capitale preannuncia l'aria gelida che mi accoglierà.