Nandu 2020 - i misteri di Chiloe
(continua il nostro viaggio virtuale in America del Sud)
Quando faccio i miei tour in Cile, solitamente passando da Puerto Varas propongo sempre una visita (di un giorno intero) all'isola di Chiloe, o almento alla sua parte settentrionale, per avere un assaggio di qualcosa di un po' diverso dal resto del Paese (non che il Cile, in realtà, sia tanto uniforme: la sua enorme lunghezza crea scenari e situazioni molti diversi). Ma un giorno intero, per quanto lungo, non è mai abbastanza, per conoscere quella che è la seconda isola per grandezza del continente sud-americano, quindi avendo tempo a disposizione ho proposto al mio gruppo di quest'anno di trascorrervi due giorni e due notti; la proposta, neanche a dirlo, è stata accettata.
Luis passa a prenderci di buon mattino con il suo autobus (siamo in 18, dopo tutto, ed in un furgone da 9 ci saremmo stati a fatica; così, invece, si viaggia comodi, riuscendo lo stesso ad arrivare ovunque vogliamo) e ci avviamo verso Puerto Montt e il punto in cui il territorio cileno si restringe ulteriormente, quasi un gigante ne avesse asportato una fetta. Il ponte promesso da vari governi di destra e di sinistra è ancora di là da venire, stanno ancora decidendo dove mettere il pilone portante, quindi saliamo sul traghetto ed attraversiamo il canale che divide la terraferma dalla costa dell'isola; come sempre, ci capita di vedere qualche leone di mare che affiora col muso in superficie, in mezzo a gabbiani e pellicani, e alle onnipresenti alghe.
Ho scelto di non prendere una guida per questa parte del tour, giacché ormai ci son venuto tante volte che di storie da raccontare ne ho; inoltre, Luis è una fonte ottima di informazioni, lavoriamo bene in squadra.
Cominciamo allora dal piccolo villaggio di Caulin, dove camminiamo lungo la spiaggia avvistando vari tipi di uccelli, e vediamo alcune delle tipiche costruzioni in legno che un tempo, su un'isola completamente priva di metalli utili, gli abitanti si ingegnavano a realizzare: niente chiodi o viti, eppure solo la potenza dell'onda tsunamica del 2010 è riuscita a portarne via qualcuna.
Passiamo da Ancud, di cui visitiamo il mercato locale ed un bel museo realizzato all'interno di una delle famose chiese di legno (molte delle quali, patrimonio UNESCO), mangiando qualcosa di leggero perché per la cena c'è in programma una sorpresa gastronomica. Riprendiamo poi a seguire la costa, fino ad arrivare a Puñihuil dove, su un gommone, andiamo a visitare gli isolotti che fanno da luogo di nidificazione per pinguini ed altre specie di uccelli acquatici: indossati i nostri giubbotti salvagente, ci portano con degli speciali carrelli all'imbarcazione per non farci bagnare nella marea che sta lentamente salendo, e poi siamo in acqua, e giriamo intorno a questi 3 piccoli pezzi di roccia dove decine e decine di uccelli si affollano, facendo un casino incredibile. Il capitano è bravo a cavalcare le onde, e il suo assistente mi "imbecca" con le informazioni che poi io traduco. I bambini sono eccitatissimi per l'avventura, e lanciano grida quando, fortunosamente (non capita spesso) avvistiamo anche un paio di lontre che, galleggiando sulle schiene, ci guardano incuriosite.
Ritornati a riva, con il bus raggiungiamo la fattoria di Maria Luisa, dove stanno preparando il curanto, un mix di carne e frutti di mare e patate e pane e verdure che vengono cotti in fosse di un metro di profondità, il cui fondo viene coperto di pietre sulle quali si accende il fuoco; quando queste diventano ben incandescenti si mettono da parte le braci e vi si dispongono sopra gli ingredienti, ricoprendo infine tutto con le enormi foglie aromatiche di una pianta chiamata nalca. Arriviamo giusto quando c'è estrarre il cibo da sotto terra, un'operazione a cui di dedicano i ragazzi mentre gli adulti sorbiscono un buon pisco sour di benvenuto. Maria Luisa è un'ospite perfetta, sempre allegra, e il pantagruelico pasto che ci godiamo intorno alla tavola della sua casa di campagna è un altro ottimo modo per festeggiare queste strane vacanze natalizie.
Pieni come uova, partiamo alla volta di Castro, la capitale dell'isola, dove alloggeremo per due giorni in alcuni appartamenti molto carini e giusto un paio di chilometri fuori dal centro.
Il giorno dopo lo dedichiamo ad esplorare la zona intorno, con forse le più belle chiese della serie, per accedere ad alcune delle quali dobbiamo andare a cercare i custodi delle chiavi (di nuovo, Luis si rivela utilissimo per le sue conoscenze); in una possiamo arrampicarci fino in cima alla torre campanaria, e la vista intorno, in mezzo agli scricchiolii del legno, è qualcosa di indimenticabile. Non tutti salgono, ovviamente, perché le vertigini sono una brutta cosa che è meglio tenere a bada senza fare mosse avventate, ma si premurano di affidarci le loro macchine fotografiche perché almeno un ricordo rimanga anche a loro.
Pranzo al mercato, a base ovviamente di pesce per i più (hanno anche il chupe, Massimiliano ed Elena lo provano per compararlo con quello di Puerto Varas e pare sia altrettanto buono), e poi via a camminare in un parco lungo un sentiero che ci porta a vedere una deliziosa cascata, per poi fare ritorno a Castro e goderci i colori del tramonto sulle palafitte che costeggiano il fiordo.
Serata con grigliata, ovviamente, ché il bello di prendere appartamenti ogni tanto è proprio quello di potersi cucinare le cibarie, e nottata chiara a guardare le stelle e godersi questa strana civiltà prima di cambiare di nuovo zona (e latitudine).
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inserita il 21/12/2020
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