Ce ne stanno 20, di Liechtenstein, nel Rhodes Island
Michael ce l'ha spiegato chiaramente: il Liechtenstein è talmente piccolo che ce ne starebbero 20, nel territorio del Rhodes Island (che, a quanto pare, gli americani usano come campione di misura per le superfici piccole, pur essendo il povero R.I. uno degli stati con diritto di stelletta nella bandiera).
Michael è uno dei due supervisori americani che la Grand Circle ci ha inviato durante questo dry run per tenerci d'occhio e per aiutarci a scoprire i misteri del tour AVS (vedi racconto di viaggio precedente). Un tipo alla mano, tranquillo, buona forchetta, ma che non si fa sfuggire molti dettagli, e quando viene il suo momento di parlare, la sera durante le riunioni di ricapitolazione che facciamo, te ne accorgi.
Ma non serve una speciale attenzione per rendersi conto della verità di tali parole: arriviamo dopo un paio di giorni passati in Svizzera, a Interlaken, e passiamo la frontiera senza accorgercene. In realtà, forse, non esiste proprio.
Vediamo il ponte di legno che segna l'ingresso della capitale, Vaduz, e già siamo nella piazza principale, tutta sottosopra per un'evento di beach volley organizzato da chissachi. Stefano, il nostro fedele autista, ci fa scendere e poi riparte subito per parcheggiare in altro luogo, mentre noi andiamo a grandi passi verso il ristorante dove mangeremo con i passeggeri (e che, quindi, dobbiamo provare).
Il piatto tipico del luogo, evidentemente delizioso anche per il Principe che regge questo minuscolo stato schiacciato tra le due grandi sorelle Svizzera ed Austria, è composto da pasta con ragù ed un ramoscello di rosmarino che spunta nel mezzo. Per renderlo meno simile alla tipica "bolognese", viene proposto in abbinamento un ciotolino contenente della mousse di mela, che va sparsa sopra il suddetto ragù. Io ho fame, e così Michael che mi siede di fronte, e spazzoliamo il piatto; ma più d'uno dei nostri commensali e colleghi non ce la fa a terminarlo, un pò per l'effettiva abbondanza della dose, un pò per la sua bontà. "Ci sarebbe mica una zuppetta di quelle con le striscioline di frittata, invece della pasta?" la butto lì io; e vedo le rotelline nella testa di Shannon, la nostra capa suprema, cominciare a girare...
Il dolce che segue, però, è delizioso: due polpette di pasta biancastra contenenti un'albicocca fritta assai... forse farà male al mio metabolismo, ma urlando a squarciagola "chissenefrega!" mi pappo anche quella avanzata da Shannon.
Tempo di esplorare la città. Ognuno prende una direzione diversa, abbiamo una quarantina di minuti per trovare delle cose interessanti. Io di fortuna ne ho poca: provo ad arrivare al castello principesco, ma la strada tira assai e dopo un quarto d'ora lascio perdere perché, tanto, gran pochi dei nostri passeggeri ce la farebbero. Il museo d'arte sembra più promettente, ma contiene solo esposizioni temporanee, e chissà cosa troveremo quando passeremo di qua. Degni di nota San Gufotto, un personaggio dipinto in atteggiamento serafico sopra il muro di un edificio mentre regge in una mano un bel gufo, e i corpi sodi (anche se un pò troppo magretti) delle giocatrici di beach volley; ma dubito che tutto ciò possa interessare i nostri cari americani, quindi al ritorno in bus si decide di provare a perseguire l'idea di Paolo e Pamela, una visita ad una delle cantine di vino locali, magari quella di proprietà della famiglia reale; una cosa che tenteranno di organizzare dall'ufficio, però, ché noi il tempo qui lo si è esaurito.
10 minuti di viaggio, e siamo in Austria. In Rhodes Island stanno già facendo festa, ora che non sono più in fondo alla classifica.
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inserito il 06/08/2014
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