Expedition, giorno 35 - Balau Lac/Campulung
"150 serpentine, 27 viadotti, 6 tunnel (tra cui il più lungo del paese, non illuminato, di 884 metri), 275.000 tonnellate d’asfalto, il tutto costruito con l’ausilio di 6250 tonnellate di esplosivo, necessario per la costruzione nei punti dove le rocce erano più dure; ben 40 vite sono state perse nei lavori per questa strada".
La Transfagarasan, che collega le regioni storiche di Valacchia e Transilvania, è anche questo.
Soprattuto, è sudore. Specie se la fate in bicicletta.
Noi, l’abbiamo fatta.
Partiti da Sighisoara, forse città natale di quel buontempone di Vlad l’Impalatore, detto Dracula dagli amici, abbiamo percorso un centinaio di chilometri prima di arrivare alle pendici del salitone, atteso da tutti (compreso Tony, quello colpito dal mattone zingaro, che si è mangiato le mani fin dove il gesso lo permetteva per averlo dovuto fare in furgone e non sulla sua due-ruote) come il grande evento di questa parte dell’Expedition.
E certo che, se non proprio grande evento, sicuramente alto lo è stato: a me, in fondo alla fila, ci sono volute più di 4 ore per inerpicarmi per la trentina di chilometri che mi distanziavano dal nostro obiettivo, il rifugio in cui poi avremmo passato la notte. Cominciando tranquillamente, in fondo come si deve ad un buon sweeper, chiacchierando con l’australiano Peter di tante cose e di nessuna, solamente per distrarsi e non badare all’aumento della pendenza; David era poco davanti a noi, Maxwell e Janice qualche chilometro avanti. Lentamente, inesorabilmente, li abbiamo ripresi, e al curvone di metà salita abbiamo potuto ammirare assieme la cascata in lontananza e la distesa di bancherelle che vendono la roba più inutile di questo mondo (ma chi vorrebbe mai comprare un cavallo di gomma gonfiabile rosso, su una salita del genere?!). Rick, sul furgone, si è fatto vedere al momento giusto, distribuendo biscotti e cioccolata come un qualsiasi Babbo Natale, e dando un passaggio a quattro giovani cechi che avevano trascorso qualche giorno a gironzolare per le vette ed ora scendevano. "Bravissimi", ci hanno detto, e un po’ si vedeva che pensavano a quante poche rotelle giravano nelle nostre teste. Jan sale sul furgone, Ross scatta via, noi riprendiamo la salita. Si suda, e fa pure freschino; la giacca frangivento che mi sono guadagnato costruendo il sito web dedicato a Beatrice dell’ufficio (www.askbea.info... ma come, non l’avevate ancora visto?) serve benino al suo scopo, proteggendo le mie parti alte, mentre le mie gambe macinano decametri dopo decametri, salendo sempre più su. Un pastore con il suo gregge ci taglia la strada, qualche macchina passa e gli alberi cedono il posto quasi improvvisamente ai prati d’alta montagna. Davanti a noi si snoda il serpentone degli ultimi tornanti, siamo ormai rimasti in quattro e già non si vede più il rifugio immerso nella nebbia. Ma il sole torna, e anche se fa freddo ci diamo dentro, con spirito indomito anche quando veniamo sorpassati "tutti" da un tipo a piedi che si allena per la maratona... Lo spirito è un po’ meno indomito, ma la voglia di arrivare al calduccio c’è, e alla fine Maxwell ed io arriviamo al rifugio, che in realtà è un bell’hotel sulle rive del lago Balau.
Cena abbondante, notte al calduccio (accendo tutti i termosifoni della suite che hanno assegnato a me e Alexandru), poi la mattina si riparte, ed io ho detto a Rick che vista la faticaccia di ieri voglio godermi pure la discesa.
25 km di discesa, e neppure una pedalata! Se non fosse che devo inchiodare di colpo per controllare perché il furgone si è fermato vicino ad un ristorante (risposta: per controllare Ken, Bob e Susan che si erano fermati a loro volta per una cioccolata calda), sarei riuscito a farne almeno altri due o tre prima di dover ricominciare a far fatica. Scaldo le mani: il sole non è ancora arrivato nella valle e fa freschino. Riprendo Jan, poi arrivano gli altri tre che erano dietro di noi assieme ad un cane, che corre allegramente standoci appresso (fa i 24 km/h, come facilmente verifico... ma che si è mangiato, stamattina?! cocaina pura?)... si va lungo vari laghi, poi si passa sotto il castello di Dracula (quello vero, intendo), cominciano i sali e scendi lungo frutteti percorsi da persone che a colpi di bastone staccano i frutti dai rami, fino a Curtea de Arges con il suo bellissimo monastero del secolo XVI che avevo visitato già l’altra volta che ero venuto in questa terra rumena. Nessuno lo visita, dei nostri, ma io non lo so, e aspetto inutilmente gli ultimi, che intanto han preso una scorciatoia e mi son passati davanti; quando me ne rendo conto, si è fatto tardi, mancano ancora una quarantina di chilometri all’arrivo, e solo un’ora e mezza al briefing... pedalo, pedalo, ma è pieno di colline ben ripide seguite da lunghe discese su una strada di cemento con svariate buche e fratture, e i miei muscoli decidono che la faticata di ieri prima o poi si deve far sentire, ergo negli ultimi 20 chilometri accetto il passaggio offertomi dal furgone e raggiungo Campulung, dove mi aspetta una serata a pulire e controllare le biciclette... evviva!
Domani, finalmente, furgone, con un ingresso nella trafficata Bucarest probabilmente difficile, logisticamente parlando. Vedremo! Intanto, mancheranno solo 10 giorni ad Istanbul...
Racconti che potrebbero interessarti
Commenti
Lascia un tuo commento
Informazioni
inserito il 18/09/2012
visualizzato: 2759 volte
commentato: 2 volte
totale racconti: 562
totale visualizzazioni: 1436441
Cerca nel diario
Cerca tra i racconti di viaggio pubblicati nel diario di bordo:
Ultime destinazioni
Racconti più recenti
- Sequoie secolari e vite corte come fiammiferi accesi
- Ponti e isole che compaiono dalla nebbia
- Chi l'ha (il) visto?
- Incontri d'anime grandi e piccole in India
- Hampi, imprevisto del percorso
Racconti più letti
- Storie di corna
- La mafia del fiore rosso
- Pulau Penang, ultima tappa
- I 5 sensi
- In missione per conto di Io
Racconti più commentati
- E dagli col tecnico berico dal cuore spezzato... (15)
- In missione per conto di Io (14)
- Sono zia!!! (12)
- 4 righe da Tumbes (10)
- Aspettando il puma (ed il condor, e il guanaco) (10)
Ultimi commenti
- massielena su Sequoie secolari e vite corte come fiammiferi accesi
- Mariagrazia su Fare le cose in grande
- Mariagrazia su Grandi masse rosse
- Massielena su Fare le cose in grande
- Daniele su Fare le cose in grande