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Due citta' al prezzo di una
Il signor Seizu mi offre una buona colazione, mi riempie di materiale per il pranzo al sacco e mi accompagna insieme alla sua fidata capra da difesa (!) fino alla stazione. Raggiungo il centro di Nagasaki, e prendo il bus per Fukuoka.
Fukuoka ed Hakata, fusesi insieme in tempi non lontani, formano un nucleo indissolubile che mantiene però in parte due individualità. La signora Yukiko ed un'altra esperantista vengono ad accogliermi alla fermata del bus, e subito mi portano a rifocillarmi in uno dei famosi "lamen-shop" (i lamen sono dei tagliolini simili agli spaghetti, in questo caso serviti in grande ciotola immersi in brodo di maiale e accompagnati da fettine dello stesso e da alcune verdure) della città. Camminiamo poi per il centro, io con lo zainone in spalla, e sfiorando dei centri commerciali (dove troviamo un minifestival di cultura taiwanese) visitamo il tempio principale, contenente i carri che durante la festa annuale poveri diavoli trasportano a spalla incitati dalla folla, ed il museo folcloristico Hakata-Machiya, con la sua ricca dotazione di materiale legato alla tradizione locale. È la volta poi del museo civico, particolarmente ben curato e descrittivo nella parte sulle tradizione giapponesi, e dello stadio con cupola apribile (il primo al mondo) della locale squadra di baseball; saliamo al 35o piano del grattacielo Hawks, da cui godiamo una bella vista del tramonto sulla città, e poi ceniamo in un ristorante cinese. Un treno serale ci porta fino alla casa di Yukiko, dove l'amica ci saluta per tornare a casa sua.
Il giorno dopo, Yukiko (che ha preso un giorno di ferie per accompagnarmi, santa donna!) ed io andiamo a Dazaifu, dove visitiamo in una bella giornata di sole alcuni templi (compreso quello in cui uno studioso di tanto tempo fa è stato praticamente beatificato e viene ora invocato per portare fortuna agli studenti che si accingono a sostenere un esame) ed un fantastico giadino zen, con tutte le sue erbette ed i suoi ghiaini rastrellati a posto.
Pigliamo poi il treno per il centro di Fukuoka, dove visitiamo un'esposizione degli ultimi ritrovati della robotica (la partita di calcio tra gatti robot si chiude 1 a 0 per me, col gatto di Yukiko che rimane coinvolto in un increscioso incidente) e l'interessante museo di arte asiatica (ma più interessante si rivela la mostra temporanea di foto dell'epoca Meiji della storia nipponica), per poi goderci un pò di riposo nel bel giardino pensile dalla grande copertura in vetro ed acciaio.
Vado a vedere una parte del museo Hakata Machiya che mi ero perso il giorno prima (e provo a tessere al telaio qualche millimetro di tessuto), e poi mi attacco per un paio d'ore al collegamento gratuito ad internet disponibile ai turisti possessori di una speciale carta (gratuita anche quella).
Torno ad Kasuga, il villaggio di Yukiko, e vado a fare la spesa al supermercato per cercare gli ingredienti necessari per la pastasciutta promessa; non è facile, ma con l'aiuto di due commessi che si fanno in 4 e corrono per tutto il negozio riusciamo a trovare pancetta, pepe e formaggio per... yes, avete indovinato, una bella carbonara (ricetta italiana, ingredienti nippo... chissà che cosa verrà fuori...).
Attendiamo il ritorno a casa delle due figlie di Yukiko, e poi ci abbuffiamo... buona, anche se coi bucatini viene meglio! Ci guardiamo le foto che ho scattato in questi giorni, sganassando abbondantemente, e poi a nanna.
Fukuoka ed Hakata, fusesi insieme in tempi non lontani, formano un nucleo indissolubile che mantiene però in parte due individualità. La signora Yukiko ed un'altra esperantista vengono ad accogliermi alla fermata del bus, e subito mi portano a rifocillarmi in uno dei famosi "lamen-shop" (i lamen sono dei tagliolini simili agli spaghetti, in questo caso serviti in grande ciotola immersi in brodo di maiale e accompagnati da fettine dello stesso e da alcune verdure) della città. Camminiamo poi per il centro, io con lo zainone in spalla, e sfiorando dei centri commerciali (dove troviamo un minifestival di cultura taiwanese) visitamo il tempio principale, contenente i carri che durante la festa annuale poveri diavoli trasportano a spalla incitati dalla folla, ed il museo folcloristico Hakata-Machiya, con la sua ricca dotazione di materiale legato alla tradizione locale. È la volta poi del museo civico, particolarmente ben curato e descrittivo nella parte sulle tradizione giapponesi, e dello stadio con cupola apribile (il primo al mondo) della locale squadra di baseball; saliamo al 35o piano del grattacielo Hawks, da cui godiamo una bella vista del tramonto sulla città, e poi ceniamo in un ristorante cinese. Un treno serale ci porta fino alla casa di Yukiko, dove l'amica ci saluta per tornare a casa sua.
Il giorno dopo, Yukiko (che ha preso un giorno di ferie per accompagnarmi, santa donna!) ed io andiamo a Dazaifu, dove visitiamo in una bella giornata di sole alcuni templi (compreso quello in cui uno studioso di tanto tempo fa è stato praticamente beatificato e viene ora invocato per portare fortuna agli studenti che si accingono a sostenere un esame) ed un fantastico giadino zen, con tutte le sue erbette ed i suoi ghiaini rastrellati a posto.
Pigliamo poi il treno per il centro di Fukuoka, dove visitiamo un'esposizione degli ultimi ritrovati della robotica (la partita di calcio tra gatti robot si chiude 1 a 0 per me, col gatto di Yukiko che rimane coinvolto in un increscioso incidente) e l'interessante museo di arte asiatica (ma più interessante si rivela la mostra temporanea di foto dell'epoca Meiji della storia nipponica), per poi goderci un pò di riposo nel bel giardino pensile dalla grande copertura in vetro ed acciaio.
Vado a vedere una parte del museo Hakata Machiya che mi ero perso il giorno prima (e provo a tessere al telaio qualche millimetro di tessuto), e poi mi attacco per un paio d'ore al collegamento gratuito ad internet disponibile ai turisti possessori di una speciale carta (gratuita anche quella).
Torno ad Kasuga, il villaggio di Yukiko, e vado a fare la spesa al supermercato per cercare gli ingredienti necessari per la pastasciutta promessa; non è facile, ma con l'aiuto di due commessi che si fanno in 4 e corrono per tutto il negozio riusciamo a trovare pancetta, pepe e formaggio per... yes, avete indovinato, una bella carbonara (ricetta italiana, ingredienti nippo... chissà che cosa verrà fuori...).
Attendiamo il ritorno a casa delle due figlie di Yukiko, e poi ci abbuffiamo... buona, anche se coi bucatini viene meglio! Ci guardiamo le foto che ho scattato in questi giorni, sganassando abbondantemente, e poi a nanna.
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inserito il 05/04/2004
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