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Se non ci fossero gli olandesi...
Domenica, cercando appunto un cambiavalute aperto, ho incontrato una famiglia di olandesi (lui originario proprio di Solo) che aveva appena ottenuto dall'unico sportello aperto gli ultimi euri.. :-( Impietositi dalla mia storia, si sono però offerti di portarmi con loro (avevano un auto in affitto) a Giacarta, dove sarebbero tornati nel pomeriggio. Anzi, in cambio del controvalore in euri, mi avrebbero pagato anche il conto della pensione e i pasti durante il viaggio.
Per me faceva lo stesso, quindi ho accettato.
Durante il viaggio, scopro che le ultime due settimane le hanno passate a trovare parenti di lui, senza praticamente vedere niente di diverso da indonesiani, indonesiani ed indonesiani. Probabilmente sentendosi colpevole, il marito decide che sulla via del ritorno devono fermarsi a Prambanan (dove si accontentano di fare foto e riprese cine dall'esterno della cancellata!) e Borobudur; quest'ultimo, in particolare, ha dell'incredibile: sborsano circa 15 euri in mance per entrare con la macchina a notte iniziata, fare accendere qualche faro e girare scortati da due guardiani sui primi tre livelli (gli altri sono chiusi); tutto in 20 minuti, e sono pure contenti, e se ne vantano allegramente per ore durante il viaggio successivo.
Ci fermiamo a mangiare un paio di volte, di più per loro che devono andare alla toilette (miii, che piscioni!), e questa mattina arriviamo a Giacarta. Nel frattempo, mi hanno spiegato varie volte che il mio modo di viaggiare è sbagliato, e che dovrei fare come loro che danno mance (per quanto piccole) a tutti per tenerli buoni e perché loro sono così poveri... mah, ognuno faccia pure quel che vuole, ma non sono convinto che insegnare la corruzione e il facile guadagno siano una delle migliori tecniche... e, a conti fatti, credo che abbiano speso tanto quanto me (col furto) senza vedere un briciolo di quello che ho visto io... contenti loro... cmq, gli sono grato per il passaggio e la cortesia.
Cortesia che ho trovato anche all'ambasciata italiana, dove l'addetto consolare ha sbrigato in fretta le formalità per il rilascio di un passaporto temporaneo e mi ha spiegato per benino i passi successivi da seguire. Non ho capito bene perché l'ambasciata non possa emettere un nuovo passaporto, costringendomi a tornare a casa, ma così è.
E, cmq, diciamocelo: gli eventi degli ultimi giorni mi hanno talmente abbacchiato che non me la sento, in questo momento di proseguire: già l'umore non era dei più adatti da qualche tempo, ma credo che ora riuscirei a rovinarmi ogni singola giornata di sole, e a rovinarla a chi mi sta intorno nel raggio di 100 km. Meglio quindi fare una pausa, anche se costosa, leccarsi un pò di ferite (e scansionare circa un migliaio di foto... bhe, almeno voi sarete contenti!) e aspettare la nuova marea.
Dopo l'ambasciata, sono andato all'ufficio immigrazione per ottenere un nuovo visto (senza il quale mi sarebbe duro spiegare cosa ci faccio in Indonesia), e qui son caduto nella trappola della burocrazia: mi scaraventano a 4 piani differenti, dove ogni singolo impiegato mi rifà sempre le stesse domande, riempie un modulo, me lo fa firmare, mi manda a fotocopiarlo nel seminterrato (!) e poi me lo fa consegnare ad un altro ufficio. Passano così allegramente 4 ore, e quando arrivo all'ultimo timbro mi dicono "ops, ci spiace, oggi comincia il Ramadhan e l'ufficio chiude prima, torni domani". Io spiego a loro tutti pazientemente dove devono andare secondo il mio modestissimo parere ("Vaffanculo! Hai capito? Vaffanculo! Vi A Effe Effe A 'Nculo!"), e poi mi dirigo a Jalan Jaksa dove trovo alloggio, doccia, agenzie di viaggio (devo pur trovare un biglietto economico per l'Italia, no?) e un computer in rete.
Stasera mi sa che vado al MacD!
Per me faceva lo stesso, quindi ho accettato.
Durante il viaggio, scopro che le ultime due settimane le hanno passate a trovare parenti di lui, senza praticamente vedere niente di diverso da indonesiani, indonesiani ed indonesiani. Probabilmente sentendosi colpevole, il marito decide che sulla via del ritorno devono fermarsi a Prambanan (dove si accontentano di fare foto e riprese cine dall'esterno della cancellata!) e Borobudur; quest'ultimo, in particolare, ha dell'incredibile: sborsano circa 15 euri in mance per entrare con la macchina a notte iniziata, fare accendere qualche faro e girare scortati da due guardiani sui primi tre livelli (gli altri sono chiusi); tutto in 20 minuti, e sono pure contenti, e se ne vantano allegramente per ore durante il viaggio successivo.
Ci fermiamo a mangiare un paio di volte, di più per loro che devono andare alla toilette (miii, che piscioni!), e questa mattina arriviamo a Giacarta. Nel frattempo, mi hanno spiegato varie volte che il mio modo di viaggiare è sbagliato, e che dovrei fare come loro che danno mance (per quanto piccole) a tutti per tenerli buoni e perché loro sono così poveri... mah, ognuno faccia pure quel che vuole, ma non sono convinto che insegnare la corruzione e il facile guadagno siano una delle migliori tecniche... e, a conti fatti, credo che abbiano speso tanto quanto me (col furto) senza vedere un briciolo di quello che ho visto io... contenti loro... cmq, gli sono grato per il passaggio e la cortesia.
Cortesia che ho trovato anche all'ambasciata italiana, dove l'addetto consolare ha sbrigato in fretta le formalità per il rilascio di un passaporto temporaneo e mi ha spiegato per benino i passi successivi da seguire. Non ho capito bene perché l'ambasciata non possa emettere un nuovo passaporto, costringendomi a tornare a casa, ma così è.
E, cmq, diciamocelo: gli eventi degli ultimi giorni mi hanno talmente abbacchiato che non me la sento, in questo momento di proseguire: già l'umore non era dei più adatti da qualche tempo, ma credo che ora riuscirei a rovinarmi ogni singola giornata di sole, e a rovinarla a chi mi sta intorno nel raggio di 100 km. Meglio quindi fare una pausa, anche se costosa, leccarsi un pò di ferite (e scansionare circa un migliaio di foto... bhe, almeno voi sarete contenti!) e aspettare la nuova marea.
Dopo l'ambasciata, sono andato all'ufficio immigrazione per ottenere un nuovo visto (senza il quale mi sarebbe duro spiegare cosa ci faccio in Indonesia), e qui son caduto nella trappola della burocrazia: mi scaraventano a 4 piani differenti, dove ogni singolo impiegato mi rifà sempre le stesse domande, riempie un modulo, me lo fa firmare, mi manda a fotocopiarlo nel seminterrato (!) e poi me lo fa consegnare ad un altro ufficio. Passano così allegramente 4 ore, e quando arrivo all'ultimo timbro mi dicono "ops, ci spiace, oggi comincia il Ramadhan e l'ufficio chiude prima, torni domani". Io spiego a loro tutti pazientemente dove devono andare secondo il mio modestissimo parere ("Vaffanculo! Hai capito? Vaffanculo! Vi A Effe Effe A 'Nculo!"), e poi mi dirigo a Jalan Jaksa dove trovo alloggio, doccia, agenzie di viaggio (devo pur trovare un biglietto economico per l'Italia, no?) e un computer in rete.
Stasera mi sa che vado al MacD!
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inserito il 27/10/2003
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