C'è stato un periodo della mia vita in cui leggevo praticamente solo fantascienza e fantasy, poi ho allargato ulteriormente (perché davvero il genere fantascientifico già spazia - ah ah! - notevolmente) i miei orizzonti, passando dai classici alle biografie, ai saggi, e soffermandomi spesso su libri di viaggio (attenzione: raramente si tratta di diari... mi piace di più il tipo di fotografia, soggettiva o oggettiva, che riescono a realizzare alcuni autori).

Cerco (se posso) di leggere i libri in lingua originale; per il momento, posso farlo in 6 lingue, con qualche difficoltà per il portoghese (ma ci ho letto Harry Potter e la pietra filosofale, e pure il Principe di Machiavelli!!!).

Un breve elenco di libri che mi sono assai piaciuti non può non comprendere Un indovino mi disse (T. Terzani), La sombra del viento (C. Ruiz Zafón), The timetraveller's wife (A. Niffenegger), l'intero ciclo di Foundation (I. Asimov), il ciclo di Rama (A. Clarke), In Patagonia (B. Chatwin), In a sunburned country (B. Bryson), l'intero ciclo di Hitchhiker's guide to the galaxy (D. Adams), l'intero ciclo di Mars (K.S. Robinson), Se questo è un uomo (P. Levi), The notebook (N. Sparks), Le petit prince (A. DeSaint-Exupéry), tutto il ciclo di Dune (F. Herbert), La solitudine dei numeri primi (P. Giordano).

Di recente, mi è molto piaciuto Galileo's dream (sempre del buon K.S. Robinson), ed ho trovato estremamente interessante The world as a stage (di quel simpatico umorista di B. Bryson). Ora, nella pila dei libri cominciati (o da cominciare) il primo è Voyage au centre de la Terre di J. Verne, che aspetta da anni che io riesca ad attraversare indenne le descrizioni geologiche fatte 150 anni fa da un autore che scriveva pure in una lingua diversa dalla mia...